Scadono oggi i termini di presentazione delle manifestazioni di interesse da parte di soggetti privati per l’acquisizione delle Zebre Rugby, le condizioni sono chiare, così come la scadenza di oggi alla quale la FIR non ha derogato nonostante inqualificabili pressioni da parte della politica locale (visto cosa è accaduto in questo caso chiamarle “Istituzioni” pare eccessivo).
E’ possibile che oggi nessuno presenti una proposta o che le proposte presentate non siano nemmeno in linea con i parametri del bando approvato dal Consiglio Federale. Poco male perchè, per una volta, comunque vada sarà un successo.
Il dato sicuro che registra infatti questa giornata di scadenza del bando è sicuramente uno: le Zebre non esistono più.
Quel carrozzone che è diventato questo mondo delle Zebre Rugby non ha più il permesso federale per esistere. Oggi il movimento del rugby ha vinto la sua prima battaglia: con i soldi del movimento non si gioca a tresette.
Le Zebre che strapagano giocatori che non giocano, che assumono stranieri mediocri come se piovesse, quelle che avevano uno staff da “Mille ed una notte” e risultati da “I Miserabili” e tutti erano contenti e gridavano “evviva”, le Zebre che nessuno va a vederle allo Stadio di Parma e che appena si spostano fanno il pieno ma rimangono sempre a Parma perchè l’intelligenza a volte ha dei rivali potenti, le Zebre che spendono e nessuno sa quanto perchè le pieghe del Bilancio FIR sono miracolose in fatto di “riservatezza”, le Zebre che spandono….e la riservatezza, le Zebre che, alla faccia di budget, bilanci preventivi e consuntivi, vanno stabilmente in rosso tutti gli anni ma chissenefrega, passano dal cassiere in FIR ed avanti tutta. Queste Zebre oggi non esistono più.
Le Zebre incapaci di un progetto sportivo, quelle che hanno battuto tutti i record di sconfitte e di insuccessi tecnici e nessuno ha fatto una piega, le Zebre che comprimevano i nostri giovani fra la panchina ed il campo di allenamento perchè neanche la franchigia di sviluppo era cosa fattibile, le Zebre che sono sempre alla ricerca dell’evento particolarissimo e super circoscritto per giustificare la propria presenza sul panorama sportivo e che mai ci hanno fatto vedere di saper far funzionare invece un vero progetto a medio/lungo termine , queste Zebre da oggi, se la scadenza è quella giusta, se “le parole contano davvero e non sono chiacchiere” (Eugene Ionesco), quelle Zebre non ci sono più.
Non lo dico io lo dice il Bando della FIR. Se tutto va come ci ha insegnato lo Ionesco di cui sopra.
E non interessa da queste parti oggi chi ne prenderà il posto, se sarà un parmigiano nostrano (basta non sia nostalgico del passato di cui sopra) o un veneto, un emiliano di frontiera o un romano di belle speranze o chissà, magari uno straniero che se le porta fra Cardiff, Bristol e York così non ci si pensa più. L’importante è che queste Zebre non ci siano più.
Dispiace che tutto questo accada mentre in sella a questo team federale c’è forse il miglior staff tecnico da parecchio tempo, ma in fondo lo si sta salvando da un inevitabile naufragio, alla fine, di nascosto, ringrazierà.
Aprite le buste oggi, se ce ne sono, vedremo se c’è la busta di quei cattivoni dei veneti che hanno la terribile colpa di poter disporre dei mezzi infrastrutturali ed economici per tenersi due franchigie in cinquanta chilometri (questa è una offesa al movimento, che orrore!), oppure quella dei sognatori delle nozze con i fichi secchi.
In tutti i casi speriamo dentro queste buste ci siano proposte serie, di qualsiasi tipo e da chiunque provengano, da qualsiasi latitudine, non fosse così meglio non ci sia nulla, non ci siano nemmeno le buste. Allora “evviva il piano B”, le Zebre restano a Parma a fare, davvero però, franchigia di sviluppo per il bene del movimento e per la crescita vera dei suoi giovani, con budget ridotto e categorico. Queste Zebre le amerebbe chiunque, faremmo tutti il tifo per loro.
Viva il bando di gara della FIR, una manifestazione di interesse per queste Zebre, comunque sia, è già stata presentata: quella che siano una cosa seria.