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FIR E DINTORNI

URLA DI DOLORE DEL RUGBY “PICCOLO COSI'” (A TUTTI I LIVELLI)

Nei giorni del tripudio Azzurro per la esemplare vittoria con il Galles qui, invece di impaginare soddisfazioni varie, ci si ferma un attimo a guardare un paio di cosette che, nascoste dall’ombra del Sei Nazioni, sono maturate con un urlo di “dolore”. Mettiamo in fila di seguito questi fatterelli che purtroppo ci danno l’immagine di un rugby spesso diverso dai fasti celebrati, un rugby “piccolo così”.

VOGLIAMO LO SPAREGGIO Prima di inziare il torneo Rugby Europe che da anni la Georgia vince,  il Coach Richard Cockerill della Nazionale ovale caucasica ha deciso di tornare sul tema dell’inserimento della sua Nazionale nei piani alti del rugby mondiale. Ha detto Cockerill:”Non vogliamo che qualcuno ci regali un posto, ma solo la possibilità di giocarci l’accesso contro chiunque finisca ultimo nel Sei Nazioni. Un’opportunità equa. Anche solo per farci stare zitti!”. 

La cosa sarebbe facile da risolvere che dopo l’ultima pur onorevole sconfitta con l’Italia quelli della Georgia  il silenzio se lo sono già guadagnato. Ma è troppo facile finirla così. Perchè in effetti il Coach si chiede anche perchè il Giappone ha avuto il posto nella futura Nations Championship che partirà nel 2026 invece dei Lelos che sono in fase di maggior crescita rispetto ai nipponici.

Posto che è altamente improbabile si possa un giorno trasformare il Sei Nazioni in un campionato, quando una delle sue bellezze maggiori è proprio quella di essere un torneo, le avances dei georgiani rivelano una condizione estremamente negativa generata negli anni da World Rugby.

Quest’ultima da anni lavora di fatto per verticizzare sempre di più un rugby che, costruito a colpi di cambi continui di regolamento, sia spettacolo e soldi. World Rugby costruisce spazi sempre più esclusivi dettati più dalla fame di broadcasting & entertainment che non per lo sviluppo dello sport in se.

E’ una politica che vuole un mondo ovale di vertice piccolo così, chiuso e non sacrificabile davanti a chiunque. Così anche la Nations Championship, nata nella sua prima stesura per essere apertura a nuove Nations emergenti, è diventata il palcoscenico degli stessi di sempre. Niente spareggio e niente sfide di vertice per la Georgia e per chiunque altro ci sia alla porta del grande rugby. Non c’è posto per nessuno nel rugby dei grandi ma “piccolo così”.

LE ZEBRE SI FANNO PICCOLE Le Zebre restano alla FIR, la manifestazione di interesse aperta per poter portarle da privati scopre che, senza la temutissima e “cattivissima” offerta di Padova e del Petrarca, non c’è nessuno in tutto lo stivale in grado di emulare i budget della Benetton. Parma compresa e per prima.

Se Parma e tutta la sua prosopea para-politica, ricatti istituzionali inclusi, ne escono con le ossa rotte, la FIR  stessa non ride costretta a ridimensionare se stessa per portare il costo zebrato ai 4,8 milioni o pochi spicci in più. Rimpicciolire se stessi è difficile ma le Zebre ora non hanno scelta, la cosa però non piace e le pressioni a Duodo & Co saranno già iniziate.

Così appena saputo che la FIR aveva chiuso quella “manifestazione” come visto sopra subito si sono diffuse le notizie del ritorno in auge di Banzato e del Petrarca, delle Zebre a Padova entro sei/otto/dodici mesi. Praticamente una trappola mortale. Per il rugby italiano, incapace di organizzare se stesso fuor dal bilancio federale, per la FIR che dovrà tascinar cadaveri invece che costruir cattedrali per altri diciotto mesi, per i giovani talenti chiusi in una franchigia sperimentale, per l’immagine del nostro rugby che parla tanto e conclude sempre poco. Tanto altro ancora.

A volte si è egualmente piccoli a 8 milioni così come a 4,8.

PETRARCA NEL BUIO DELL’ATTESA La questione Zebre e la gestione Munari sono le due cose che hanno trascinato il Petrarca Rugby fino a qui, rimandiamo ad altri momenti le analisi puntuali, ma il clima petrarchino da anni è almeno raffermo. Dietro le belle vittorie c’è il rimpiccolimento di una Società che ha scartato da se le cose più grandi per farsi prestigiosamente piccola. 

Da poco esaurita ma di fatto ancora totalmente presente oggi in modalità ed obiettivi, la gestione Munari ha cancellato del tutto quel poco che restava del Petrarca Società sportiva per i giovani e per la città di Padova. Spariti entrambi questi due totem di sempre, per essere sostituiti con la United Rugby Championship, oggi al Petrarca non rimane niente. Nemmeno il Presidente, da mesi dimissionario e che forse verrà rimpiazzato a tempo con un prestigioso ma faticoso interim.

Il Petrarca si era fatto piccolo per entrare nel gioco dei grandi, per scoprire che il gioco dei grandi ha bisogno di grandi sogni e grandi apparati, non solo di elite ambiziose. Il fallimento della politica di URC & Munari lascia il buio dell’attesa: davvero siamo fuori dai giochi URC? Come sarà il prossimo budget? Quali contratti si rinnovano? Chi siamo? Dove andiamo?

Ossessionata dalla voglia di cancellare gli ultimi stralci di Antonianum e di Tre Pini ancora boccheggianti nello spirito di un Centro Geremia che ha ritrovato una Club House adesso dopo molti anni di stop, la dirigenza petrarchina si trova ora nel grande tunnel dell’incertezza, senza mission e vision o peggio ancora, semmai queste da qualche parte ci fossero, senza che nessuno ne sospetti nemmeno l’esistenza.

Ma abbiamo vinto tanto. Piccoli ma grandi?

ARBITRI PICCOLI PICCOLI Poche righe, non meritano di più, perchè in questi giorni si sono svolte, per grazia ricevuta nel silenzio dei media, le elezioni della organizzazione degli arbitri italiani del CNA. Quello che è trapelato è che se le sono date di brutto, a tutti i livelli, che, come ha detto qualcuno di bene informato:” è stata una guerra fra bande“.

Gli arbitri italiani hanno avuto la loro “politca” con Statuto politicizzato, cariche elettive ecc ecc ed hanno preso da questa grande occasione un modo per dimostrasi piccoli piccoli.

Inutile affogare nei particolari,  perchè a voi tutti ed anche a me piace pensare che quello che va  in campo con il fischietto sia capace di essere solo super-partes, fornito di grande aplomb ed imparzialità. Piace pensare che la loro associazione di categoria serve solo per organizzare  corsi di formazione e stage con gli allenatori. Per cui, di fronte a questa possiblità, mi continuo a chiedere: perchè tanto accanimento per la “carica”?  Si vede che “piccolo” è bello.

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