Connect with us

SEI NAZIONI

SEI NAZIONI: …SEPARATI IN CASA

Nella seconda giornata di questo Sei Nazioni 2025 la vittoria dell’Italia contro il Galles trova la sua esemplificazione in un tema semplice e pragmatico: l’Italia, bella o brutta che sia stata (decisamente la seconda ipotesi) ha fatto quello che doveva, dall’inizio alla fine del match, ha staccato l’avversario in quasi tutte le fasi di gioco, ha avuto maggior disciplina e buona consistenza nelle fasi critiche. Bene così.

Il Galles è apparso il disastro che si era già visto dopo la scoppola terribile (43 – 0) rimediata dalla Francia alla prima giornata allo Stade de France. Oggi il dragone è poca cosa e difficilmente rimediabile nel breve.

Altre Nations hanno viaggiato “alto”, come l’inarrestabile Irlanda, o l’Inghilterra che, dopo aver perso di poco dai verdi, ha portato a casa una vittoria spettacolare, nella miglior partita del torneo ad oggi, contro una Francia apparsa in grande ascesa e con un gioco figlio della sua migliore tradizione.

Poi c’è la Scozia ed il ragionamento di oggi parte proprio da lì, è la Nazionale del cardo quella che traccia un confine in questo nuovo momento del Sei Nazioni.

Perchè in passato eravamo abituati ad altro, dopo il nostro ingresso nel magico torneo europeo siamo stati praticamente sempre la Cenerentola e con grande distacco; davanti a noi avevamo quattro Nations compatte, con alti e bassi, ma abbastanza uniformi (Irlanda, Francia, Inghilterra e Galles) e poi poco sotto di loro e ben distante da noi appunto la Scozia, sempre intenta a fare il salto di qualità che poi mancava regolarmente, magari per un soffio. Questa era la conformazione del Sei Nazioni forse fino allo scorso anno , sicuramente da questo.

Ora è davvero cambiato tutto, parlarne richiama la terminologia spesso affibbiata, a ragione, al nostro campionato dove le dieci sfidanti sono di almeno tre diverse “velocità”. Lo stesso discorso, ovviamente ad un livello totalmente diverso, può essere fatto ora per il Sei Nazioni, perchè il torneo si è “slegato”, si è rotto in due parti, è visibilmente disomogeneo. Cresce il numero di match “scontati”, si apre la forbice della differenza punti in certe partite, territorio e possesso hanno deviazioni radicali in certi match.

Una parte delle contendenti, quella LOW, comprende un Galles in stato comatoso, una Italia non più ultima, unica fra tutte queste a potersi dire soddisfatta della sua posizione, e la Scozia che, sarà anche la più forte delle tre, oggi, sarà che a volte realizza punteggi e vittorie inaspettate, ma alla fine sempre da questa parte della barricata rimane: lo dimostra la decisa sconfitta con l’Irlanda e la vittoria con l’Italia, tutt’altro che secca.

Una categoria LOW che vede in queste ultime edizioni crescere il divario con l’altra parte, quella che, evidentemente, ho denominato HIGH

Chiaro chi c’è e perchè sta in questa seconda categoria, la ricca Francia ovale, la tradizionale Inghilterra e la sempre più sorprendente Irlanda alla quale nulla pare fare difetto in queste ultime stagioni. Solo i match fra queste tre sono veramente non scontati, sono anche quelli veramente spettacolari, quelli da “grande rugby”, quelli che fanno tremare (a volte tramare) quelli del Sud del mondo.

“Low” e “High”, ma anche un po’ come dire “URC” versus campionati nazionali. Perchè tutto il Low è URC, con campionati interni nelle Nations distanti anni luce dal target URC. Solo l’Irlanda riesce a sostenere la sfida davanti al mondo Premiership e Top14, forse proprio in forza di una sua estesa dimensione competitiva anche interna. La cosa fa pensare.

Comunque, piaccia o no  è purtroppo corretto dire che il Sei Nazioni ha perso una parte importante del suo equilibrio, due diverse dimensioni vivono un po’ da separati in casa, come in certe romantiche serie tv dove il lieto fine non è per niente scontato.

Si assiste anche nel Sei Nazioni al fenomeno di assillante scrematura che sta colpendo tutto il rugby mondiale, con ormai pochissime realtà nazionali (oggi forse solo sei o sette in tutto il mondo)  capaci di competere davvero fra loro, e forse altrettante in formato low. Il rugby si restringe ed inevitabilmente accade anche al Sei Nazioni, non fa piacere, diciamo la verità: credevamo di essere speciali.

Un torneo disomogeneo attrae meno, un torneo spaccato così radicalmente in due potrebbe essere visto come “due” tornei in uno, con tutte le conseguenze negative ma anche positive del caso. Ad ogni modo questa dispersa compattezza del Sei Nazioni, che è prima di tutto tecnica, sia chiaro, non fa bene al rugby europeo e mondiale, è un campanello d’allarme da considerare.

More in SEI NAZIONI