
La data è quella del 9 aprile ed il comunicato è in piena vista nella prima pagina del sito web di Cardiff Rugby e dice così: “La Welsh Rugby Union (WRU) ha assunto il controllo del Cardiff Rugby dopo che l’entità legale del club, Cardiff Rugby Limited, è stata messa temporaneamente in amministrazione controllata.
La decisione è stata presa quando è apparso chiaro che il proprietario del club, Helford Capital, non era in grado di adempiere ai suoi obblighi di finanziamento del club, come era obbligato a fare per contratto. Subito dopo la nomina, gli amministratori hanno venduto le attività e i beni del club alla WRU….”.
E l’ultimo atto in termini temporali, il più composto e “sereno” fra quelli fin qui maturati, della grande crisi del rugby gallese, tutti lassù sanno che con tutta probabilità ne seguiranno altri, perchè la defaillance del mondo dei dragoni è prima di tutto economica ed un rimedio vero in questo senso è solo a medio-lungo termine.
Il Galles non era/è più in grado di competere con gli stipendi di Maro Itoje, Finn Russell, Marcus Smith o quelli francesi, Dupont e Ramos per dirne due, gli stessi top player gallesi nel tempo avevano lasciato le quattro super franchigie di URC per accasarsi su quei lidi economici, facendo mancare linfa vitale al rugby locale.
Così Cardiff fallisce e la federazione gallese (WRU) lo salva, ma non è così semplice, per farlo la WRU ha dovuto spiegare al suo popolo ovale che questa cosa si inseriva nel più vasto progetto denominato “One Wales Strategy”. Ma in cosa consiste questa strategia?
Varata alla metà del 2024 la One Wales (Cymru’n un) è un progetto che copre il periodo 2024-2029 che la WRU ha messo in pista con parametri precisi ed obiettivi ambiziosi. E’ la risposta gallese alla montagna di soldi francesi, alla potenza inglese, ai venture capital nel rugby, nel progetto gallese viene rimesso al centro il rugby di base a tutti i livelli. In Italia se ne parlò poco, c’erano le nostre elezioni federali e tutto si concentrava lì, ma oggi è il caso di farci un giro dentro, perchè l’Italia ha tanto da imparare e perchè Cardiff è in URC, insieme a noi.
Partiamo da Cardiff che crolla come delle “Zebre” qualsiasi, in Galles le franchigie sono 4 e due non si reggevano già in piedi prima, da oggi c’è anche Cardiff che è stata di fatto “nazionalizzata”. Noi in Italia ne abbiamo due in URC ed entrambe sono in disavanzo economico, drammatico a Parma ma pure la Benetton mica è in attivo, lì c’è dietro il sovvenzionatore privato, per nostra fortuna.
Ma in Galles oggi hanno One Wales, vediamo di cosa si tratta.
One Wales vuole sviluppare club e squadre nazionali che siano competitive e fonte di ispirazione: questa parte si concentra sul miglioramento delle prestazioni sia a livello professionistico che internazionale L’obiettivo è avere le squadre nazionali maschili e femminili costantemente tra le prime cinque al mondo e vedere i club regionali competere regolarmente nelle fasi a eliminazione diretta delle loro competizioni.
Per fare questo One Wales punta a promuovere le attività rugbistiche che si svolgono a livello di base, al di fuori del rugby professionistico e delle squadre nazionali, con una spinta fortissima al rugby femminile.Questo aspetto mira a rafforzare le radici del rugby a livello di base, supportando i club amatoriali attraverso un nuovo modello di finanziamento che premia anche il successo fuori dal campo (come l’impegno nella comunità e la governance). Grandi finaziamenti sono stati varati per la formazione federale locale e per il gioco di base (club e tornei) nei prossimi quattro anni.
Altro tassello è il contatto con la gente, dove One Wales vuole acquisire, coinvolgere e far crescere il pubblico del rugby gallese attraverso marchi, esperienze e narrazioni positive, ovvero aumento della base di fan e sul miglioramento dell’immagine del rugby gallese.
La risposta gallese in ulteriore sintesi è: più formazione, quindi più talenti, quindi più gente, più sponsor e quindi più vittorie.
Se ci pensate bene molte federazioni, inclusa quella italiana fino ad oggi, hanno pensato il percorso totalmente al contrario. Quel percorso verticistico italiano è stato il marchio di fabbrica di Franco Ascione e Daniele Pacini, i due capi tecnici del nostro rugby di ieri, quelli che ci hanno portato ai noti disastri, che hanno di fatto messo in difficoltà il rugby di base, ecco, loro hanno fatto esattamente il contrario del “One Wales”.. Proprio loro che però ancora oggi sono sono i nostri capi della Direzione Tecnica, anzi forse sono più forti di prima,
Quindi Cardiff fallisce ma per salvarlo la WRU deve giustificarsi dicendo (come si legge nel comunicato): Cardiff ha sempre contribuito in modo determinante al nostro percorso di giocatori ed è fondamentale per il successo della nostra strategia One Wales sia dentro che fuori dal campo…il Cardiff Rugby è il più grande dei quattro club professionistici del Galles, con una popolazione regionale che contiene più club e scuole di qualsiasi altro …la popolazione totale della regione coperta dal Cardiff Rugby è di 802.769 abitanti e comprende 63 club con 12 squadre femminili… ” Il comunicato poi continua distillando le attività di ogni singola zona, Merthyr, Rhondda Cynon Taff , Vale of Glamorgan. Il significato profondo di fatto è: la WRU fa questo salvataggio solo perchè è zona densissima di rugby di base.
Non ci si può esimere dal notare la differenza con il rugby italiano, dove la FIR ha versato fino a ieri soldi alle Zebre senza sentire il bisogno di giustificare alcunchè. Però noi qui sappiamo che invece l’attuale Presidente FIR Andrea Duodo dice a tutti:” Dobbiamo tornare ad investire sul Rugby di base“. Forse però, per farlo, oltre alla necessità di rimettere prima in piedi finanziariamente la Federazione, c’è anche il fatto che forse servirebbe una Direzione Tecnica più adeguata.
Resta in fatto che il Galles pare abbia davvero cambiato marcia, non sappiamo certo se ce la farà fino in fondo, ma intanto questa prima “crisi” è stata scongiurata. Certo è che, con questo comportamento, ha fatto più del bene la WRU al rugby europeo delle favolose dichiarazioni di budget tutto euro e pailettes di qualche ricco, prestigioso e “magico” club francese.
