Risolviamola con poche righe, perchè a questo punto qualcuno si potrebbe anche arrabbiare, è lecito, cinquantatre sono troppi, le Zebre hanno in campo ben sette azzurri, sette uomini d’oro del Brunel e, in un tempo solo, gli Ospreys realizzano in assoluta supremazia gioco, partita, incontro, bonus di attacco, applausi e baci delle fidanzate.
A Treviso invece è tutto un gioco di errori, imprecisioni, incomprensioni, i biancoverdi trattano la partita come fosse un saloon, ci entrano e ci escono sbattendo le porte, i gallesi stanno semplicemente in campo a giocare un modestissimo rugby mentre i trevigiani si realizzano e si risolvono da soli mille problemi. Meno male che era la partita della riscossa, alla fine il risultato è figlio di un primo tempo orribile per parte italica e di una rinascita sterile nel secondo, di peggio davvero, a fine stagione, non si può.
Quattro punti fra Zebre e Benetton, simbolo di una distanza fra le due assolutamente impalpabile, fatta solo delle vittorie nei “derby” di fine anno, dodici punti fra la penultima ed i “downgrade” Blues di Cardiff, quarantadue punti dalla prima in classifica e venticinque dalle posizioni che contano. Quello che contano sono i risultati, a questo punto si. Questi sono quelli del rugby che costa tanto.
Inconsistenti.
