Stiamo parlando di Champions Cup e Challenge Cup, le coppe europee di rugby, organizzate da EPCR (European Professional Rugby Club), fondato nel 2014 che ha come “azionisti” le sei federazioni del Sei Nazioni.
Il titolo che producono, quello di “Champions” in particolare, la Challenge i team che contano se la filano sempre meno, è bello e sonoro anche se, già molti anni fa, per precisa politica del suo Board, la competizione è stata sbilanciata verso Francia ed Inghilterra
La nuova formula voluta da EPCR era infatti nata anche per far fuori i meno forti (buttarono fuori le italiane di campionato) e far giocare insieme un mondo anglo-francese che, a livello di club, era ed è il top d’Europa.
Ci pensò quello che oggi si chiama URC (United Rugby Championship) a garantire una presenza più vasta, inclusa l’Italia con i suoi due team Zebre e Benetton, che furono un po’ “imposte” nelle Coppe europee. Oggi, sempre URC, ha portato in queste competizioni i team sudafricani.
La Challenge Cup è un “prodotto” che arranca visibilmente, alcuni match sono inguardabili, i team maggiori (gli angli ed i franchi) vi fanno giocare le seconde scelte contando di impegnarsi semmai di più nelle fasi finali del torneo. La Champions invece mantiene una sua profonda autorevolezza e ottimo livello.
Verò è che queste Coppe e la loro voglia di anglo-francesismo non hanno fatto breccia in Europa e nel mondo e, in fatto di visibilità, non hanno sfondato. Stiamo parlando di vendita diritti TV dove uno dei fallimenti più pesanti è stata proprio l’Italia.
Insomma il mondo, e tanto meno l’Europa, non ha comprato i diritti TV di EPCR, nemmeno i grandi player di internet lo hanno fatto, così, per far vedere le partite ad una platea più vasta, quelli di EPCR si sono dovuti realizzare una propria piattaforma web per portare le partite in streaming, questa si trova all’indirizzo web epcrugby.tv dove una partita costa circa € 8.
Gli unici paesi dove esiste una produzione di “network” sono un po’ sempre i soliti. La Francia ha la sua copertura attraverso la televisione pubblica France TV, il mondo britannico si guarda le coppe su ITV, rete televisiva privata fatta dall’unione di tante realtà locali, S4C in Galles (tv in lingua gallese) e TNT Sports, network a pagamento di proprietà ibrida (Warner Bros BT e Discovey) che copre anche l’Irlanda. L’Irlanda ha messo in campo la sua Tv pubblica RTE.
Gli unici due exploit sono Spagna e Portogallo che hanno coinvolto ognuno una tv satellitare a pagamento e/o via cavo. specializzata nello sport.
Persino la Germania ed i paesi di lingua tedesca (Austria ecc) hanno avuto copertura da More Than Sports Tv, canale di nascita recente (un paio di anni) e che trasmette anche il Sei Nazioni. Un ottimo viatico là dove il rugby è davvero poca cosa.
In Italia il grande flop, la nostra larga offerta italiana da “piccolo schermo” in chiaro o a pagamento, i vari DAZN, NOW TV, SKY, RAI, MEDIASET – INFINITY DISCOVERY e tutto il mondo streaming hanno detto: no grazie.
Persino i paesi baltici e quelli scandinavi avevano raccolto l’attenzione di un network, la svedese Viaplay. Verò è che questo canale pare sia ora sommerso di debiti e vicino a tagliare molte frequenze.
Fra i paesi dove la partita di coppa si vede solo “via streaming autoprodotto EPCR” c’è quindi l’Italia (unico paese del Sei Nazioni) dove, come in altri 22 paesi europei, i tornei EPCR non hanno trovato piattaforme o network televisivi o di rete disposti a comprare il prodotto.
Certo questi “altri 22 paesi” sono quelli dove il rugby è poca cosa. Il fatto che dentro ci sia anche l’Italia racconta di un buco nell’acqua invece enorme fatto dalle nostre franchigie e dalla FIR (opportunamente nascosto sotto metri di sabbia).
Perchè la FIR ci dirà che lei non c’entra nulla con la vendita dei diritti tv di EPCR ed è vero, ma però c’entra moltissimo con lo scarso appeal del rugby in Italia e l’insuccesso di interesse che Zebre e Benetton hanno sul territorio nazionale. Per questo nessuno fra i grandi player di comunicazione ha voluto comprarsi i diritti di visione dei match che sarebbero poi quelli di maggior livello affrontati in stagione dalle due finte franchigie.
Perchè non bastano due squadre per coprire il territorio nazionale.
Insomma Zebre e Benetton in Italia pare proprio che non interessino, la cosa dispiace anche a chi scrive ma che le Zebre non tirino nemmeno nella città dove giocano è noto e che Treviso non fosse tutta Italia era anche questo qui già noto (a Treviso sono i primi a non aver mai pensato il contrario). E’ lassù negli scranni alti della Federazione che se ne devono ancora fare una ragione.
In una dinamica dove URC inserisce anche i team sudafricani in Europa, facendo crescere appeal ed interesse verso il suo torneo e verso il rugby continentale, il flop italiano e la ristrettezza di espansione di EPCR sono due temi molto caldi.
Quello che ci interessa di più è il primo, la palese sconfitta italiana sul piano della visibilità. Questa infatti può passare per la tv e per i canali ad ampia diffusione solo se esiste a sua volta una platea di potenziale interesse fra il pubblico e/o ne esistono i presupposti e la loro gestibilità.
Zebre e Benetton sono (evidentemente) gran poco in questo senso e la sola Nazionale e tutto l’azzurrabile che la FIR ci propone ad ogni piè sospinto, non bastano a far crescere il territorio ed aumentare quindi l’interesse verso il nostro sport. Così il nostro ovale in Italia rimane sempre più legato alla nicchia di specializzati ed alla passione su aree ristrette.
L’Azzurro è da sempre soprattutto un punto di arrivo e di escalation per obiettivi come quello della visibilità e della diffusione media, non può essere un punto di partenza.
Per ampliare interesse e gli spazi ovali il territorio ha bisogno di rugby il più possibile vicino alla porta di casa. E su questo purtroppo stiamo perdendo treni importanti.