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AFFARI ESTERI

LA SALVAGUARDIA DEL GIOCO IN RUCK E’ LA SALVAGUARDIA DEL RUGBY UNION

Sono partite le coppe europee ovali, Amlin Cup ed Heineken Cup, e sono arrivate le raccomandazioni sul modello di gioco per arbitri ed allenatori.
Quest’anno però queste indicazioni hanno un sapore particolare perchè è anno di Mondiali appena conclusi ed il fatto che le “raccomandazioni” perorate dalla ERC siano le stesse irrorate dall’IRB per il mondiale neozelandese sa molto di una forma di adeguamento europeo ai canoni, positivi, sperimentati nei mesi precedenti dall’altra parte del mondo.
 La ERC ha chiesto a tutti gli ufficiali di gara dei due tornei di prestare massima attenzione in alcune aree essenziali del gioco. Queste aree chiave sono: i placcaggi pericolosi, il breakdown, l’ingaggio della mischia, le ostruzioni, il fuori gioco da ruck o dopo i calci”. Poniamo l’attenzione su uno di questi cinque punti, il fuori gioco da ruck. Nessuna disgressione tecnicistica solo una breve riflessione sulla “vittoria europea” agli ultimi mondiali  di rugby. 
Le due regole basi del fuorigioco sono “Un giocatore è in fuori-gioco se si trova davanti al compagno portatore del pallone o che per ultimo ha giocato il pallone. Il fatto di trovarsi in fuori-gioco non significa che il giocatore deve essere automaticamente sanzionato“. Nel momento in cui si forma un ruck si creano infatti due linee di fuori gioco, ogni altro giocatore che voglia aggiungersi al ruck deve farlo dietro la sua linea di fuori-gioco passante per i piedi dell’ultimo giocatore, legato in ruck, della sua squadra. Banale? Assolutamente no perchè  la corretta applicazione di questa regola determina la esplosione o no  della potenzialità del gioco della mischia. 
Il gioco veloce, rapido, tutto scatto aveva creato ruck altrettanto rapide, formulate sul pressapoco, legate da ingressi laterali giustificati da una presunta spettacolarità.
La applicazione più scrupolosa ai recenti Mondiali  di questa regola, così come  quella dell’ingaggio in mischia, ha costretto tutti a portare “rispetto” alle fasi di gioco statico, ampliato davvero la  spettacolarità rendendo il rugby un gioco più “discontinuo”. Giocando su queste fasi il rugby europeo si è giocato le sue carte ai Mondiali vincendo la scommessa sui velocipedi australi. 
Forse la rimonta della ruck come momento di spettacolarità e di “punteggio” in campo ha restituito al rugby uno dei suoi principi base: il rugby è un gioco “per tutte le taglie”. 

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