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SEI NAZIONI

FALLIMENTO BRUNEL

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Weir calcia il drop decisivo, l’Italia perde ancora

Alla fine è giusto così, per quello che si è visto in campo, per quello che si doveva fare e non si è fatto, ha vinto chi ci teneva davvero, chi, a quanto pare, ne aveva davvero un bisogno urgente, impellente, chi ci ha creduto. La Scozia vince all’Olimpico, di un punto che sembrano cento. Si chiude così la terza giornata del Sei Nazioni italiano, la giornata facile, quella che Brunel nella presentazione iniziale neanche aveva preso in considerazione che l’obiettivo vero era battere l’Inghilterra, secondo lui, ma ora stiamo ad un passo dal cucchiaio di legno, come sempre, come quando c’era Nick Mallett, cosa è cambiato?

Il primo tempo scorre veloce nella pochezza di gioco e nella saga degli errori entrambi i team sembrano equivalersi, l’Italia più forte in mischia, la Scozia domina le rimesse laterali, la Scozia più fallosa e l’Italia più difensivista; gioco vero se ne vede gran poco, l’Italia chiude il primo tempo in vantaggio ma non si sa bene come sia accaduto. Poi gli azzurri, come sempre, non rientrano dagli spogliatoi. il secondo tempo è più netto, deciso, ha un dominatore, gli scozzesi, che cominciano a macinare rugby, attaccare pesantemente, muovere palla e correre per il campo, non si vedono genialità ma, a tratti, il rugby scozzese diventa piacevole, sciolto, veloce, aggressivo, addirittura ordinato. L’Italia subisce, non ne imbastisce una, guarda e difende, va in svantaggio, recupera grazie alla tenacia del suo migliore in campo, Furno, difende, poi concede spazio per un drop, perde la partita e a guardarsi dentro non sembra niente di strano, non c’è da recriminare nulla: ha vinto il migliore.

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Eppure in campo ci sono quelli che si distinguono, si vedono, una sicurezza il solito McLean lì dietro, molto positiva l’aggressività di Castrogiovanni, buona la prestazione di Ghiraldini, De Marchi fa bene il suo, Furno è davvero grande; finchè gioca è una Italia che gioca in mezzo al campo con i primi otto, non cerca le velocità delle sue ali e lascia poco spazio al gioco alla mano, zero in fantasia. Negativa nel complesso la prova di Allan che si dimostra ancora una volta non essere ancora il genio che tutti vorrebbero, osannato oltre ogni limite questo ragazzo rischia di essere bruciato, di andare in pasto al triste Sei Nazioni azzurro, il secondo tempo buio passa anche per le sue mani, la impostazione del gioco è “ovvia”, schematica, fatta a tavolino, prevedibile, pesa inoltre una scarsa attitudine al confronto con Gori. Quando entrano Botes e soprattutto Orquera la musica cambia un po’ ma è davvero tardi. Una partita dove riesce ad essere ininfluente gente come Zanni, Barbieri (forse il più attivo fra tutti), Parisse e Geldenhuys, che trova fra i non pervenuti i più giovani a cui i destini dello schema di gioco pare non aver dato un ruolo, si gioca a chi l’ha visto con Esposito, Campagnaro e Sarto.

La Scozia è meno che modesta, confusa e senza organizzazione nel primo tempo, si riprende nel secondo tempo ed allora addirittura piace; piacciono oltre il risultato Stuart Hogg e Richie Gray,  Laidlaw è discontinuo, Duncan Weir di buono fa solo il drop.

La peggiore Italia ha un artefice, si chiama Brunel, di lui non si è capito se ci è o ci fa, di sicuro i troppi silenzi e le frasi di circostanza delle quali ci ha onorato in questi anni ed in particolare in questi ultimi dieci mesi di nulla in campo non bastano più. Abbiamo davanti una Italia che gioca come voleva Mallett ma molto peggio di quando c’era il sudafricano. Brunel non sarebbe male ci raccontasse dove sta andando, che Italia vuole, quali scelte non riesce a fare; piacerebbe anche si assumesse qualche responsabilità, potrebbe cominciare nel non lasciare a Parisse le disamine sconsolate post-partita e raccontarci lui dove sta l’errore e come si recupera. Ecco quest’ultima cosa sarebbe utile.

Si era detto che questa partita faceva notizia solo se si perdeva e purtroppo così è stato, il fallimento di Brunel è evidente,  il grande pubblico dell’Olimpico ha registrato ancora una sconfitta, anche il pubblico di DMAX meritava di più; la FIR fa bene il suo mestiere, mette gente allo stadio, costruisce eventi, porta il tutto in tv in chiaro con i migliori cronisti ovali, quello che manca è la squadra e manca clamorosamente e senza scusanti il Coach. Tutti meritiamo di più, sicuramente non ci meritiamo i silenzi di Brunel.

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