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FIR E DINTORNI

SE IL 6 NAZIONI ANDASSE A SPASSO PER LO STIVALE

In foto: Gli stadi francesi del Sei Nazioni 2024

Niente è facile soprattutto se non si ha voglia di provarci, ma sul fatto che il Sei Nazioni possa giocare fuori da Roma e diventare veicolo di promozione e passione per il territorio ovale, beh, questo ormai è una cosa che si può fare. Il taboo è caduto.

Niente contro la meraviglia dello Stadio Olimpico ma anche basta così, c’è un mondo di rugby che, adesso è chiaro, può vedere il grande rugby a casa sua, promuovere le bellezze del suo angolo meraviglioso di stivale, (l’Italia è tutta bellissima da Bolzano a Ragusa) ci sono amministrazioni locali e regionali che farebbero carte false per avere il Sei Nazioni da loro, allora perchè no?

Insomma non c’è solo Roma che può riservare meraviglie di turismo alle migliaia di ospiti che vengono a vedere (anche) la partita del Sei Nazioni (15.000 inglesi qualche settimana fa).

Non ci si risponda che per andare fuori da Roma ci sono i Test Match, che quelli sono ben altra cosa. Stiamo parlando di Sei Nazioni, un vero torneo, non una “amichevole”, uno dei tornei più belli e appassionanti di tutto lo sport mondiale.

Si diceva del mitico “taboo”, quello che raccontava che la partita del Sei Nazioni gioca nella Capitale del paese ospitante. Tolti altri ragionamenti o esempi di vario tipo, è la Francia che quest’anno ha fatto a brandelli questa cosa.

Il 2 febbraio la Francia ha iniziato il suo Sei Nazioni 2024 allo Stadio Orange Velodrome di Marsiglia (capienza 67.000), nemmeno uno stadio del Top14, uno stadio della pallatonda.

Il 25 febbraio appena trascorso i Galletti hanno ospitato i nostri Azzurri alla Decathlon Arena – Stade Pierre Mauroy di Lille (capienza 50.000), altro stadio del calcio, una bella struttura ai confini con il Belgio, in una zona tutt’altro che a vocazione ovale, che si trova a 100 Km da Bruxelles ed a 220 da Parigi.

Il prossimo 16 marzo la Francia ospiterà l’Inghilterra al Groupama Stadium Parc Olympique Lyonnais (capienza 59.000), di proprietà della omonima locale squadra di calcio, preferendolo allo Stade de Gerland (capienza 41.000), stadio locale di rugby dove gioca anche il Top14. 

La scelta politica dei francesi è chiara ed ha trovato il supporto evidente delle strutture e della politica sportiva nazionale (oltre che quella del Board del Sei Nazioni). Ha potuto profanare tre cattedrali del calcio, certo, forse in nome di soldi e capienza, il rugby in Francia è fortissimo. Nel momento però che ci si vanta tanto in Italia dei sold-out dell’Olimpico (fatti con i biglietti gratis)  perchè non promuovere una politica di spostmento del Sei Nazioni sul territorio?

E’ vero, le grandi strutture “stadio” italiane sono in mano al calcio, sotto ricatto totale del movimento della pallatonda, quasi tutti impianti pubblici ma invalicabili. Se però non si prova a costruire un progetto “forte” in questo senso non si saprà mai se il Sei Nazioni possa uscire da Roma e raccogliere passione in giro per il territorio italiano.

Se il tema è la capienza, pochi sono come l’Olimpico romano (70.634 posti) e non certo facili da avere per se, in testa ovviamente il Giuseppe Meazza Milano (75.923) ma, guardando finalmente anche a Sud il San Nicola di Bari (58.270) ed il Diego Armando Maradona di Napoli (54726) sono due gran belle cose, per non parlare delle due meravigliose città in questione. Firenze ha già visto rugby internazionale ed il suo Franchi (capienza 43.137) è quindi disponibile e conosciuto ma, volendo esplorare mondi nuovi, la Juve si è costruita a Torino uno Stadio meraviglia , Allianz Stadium (41.507) chissà se, chiedendo… . Restando in zona lo stadio eccellente per vedere e vivere rugby sta a Genova, il Ferraris (36.559) è stato per il mondo ovale una esperienza stupenda.

Al sud le capienze diminuiscono ma a Salerno la Salernitana Calcio gioca nel suo “Arechi” da 37.180 posti e, più giù,  a Messina, c’è uno Stadio intitolato a San Filippo/ Franco Scoglio che di posti ne ha 38.122.

Il rugby italiano può andare in giro? Forse si, anche ai massimi livelli, la stessa cosa che la FIR ha chiesto  agli altri, alle Fiamme Oro per la Serie A Elite (che hanno già fatto tappa a L’Aquila), deve farlo anche la FIR con le sue opportunità: Sei Nazioni incluso. Bisogna fare un progetto chiaro e presentarlo con la dovuta convinzione nelle stanze giuste, non è facile, ma è possibile. Se si vuole davvero il bene del territorio questo può bastare per provarci. 

 

 

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