Connect with us

AZZURRI

SEI NAZIONI: QUELLA VITTORIA IMMENSA FRUTTO DI UN VECCHIO SCHEMA

Sei Nazioni, lo scorso sabato nove marzo: l’Italia batte la Scozia, una vera impresa ed il Sei Nazioni cambia aspetto, non solo per noi.

E’ una vittoria che illumina tutto il cielo del rugby italiano, i nostri Azzurri a Roma superano decisamente la Scozia, in difesa, sul gioco aperto, reggono la mischia, chiudono le invenzioni del loro super numero dieci. Non è come le altre vittorie, questa è tutta vera, è bella, è totale, è puro rugby.

I nostri vincono giocando meno (possesso al 59% è della Scozia) e facendo solo 124 passaggi (246 la Scozia) ma facendolo di più nel secondo tempo quando gli avversari si fiaccano. Difendeno tantissimo con 214 placcaggi totali ed un 85% di “buoni”(131 quello degli Scoti di cui quasi il 90% sono ok), con degli avversari che giocano da manuale, 19 i loro offload,  tanto per fare un esempio, solo 2 quelli dell’Italia, gli Azzurri mettono dentro solo tre mete contro le quattro degli avversari ma facendo meno errori (solo 13 errori di handling per l’Italia contro i 24 scozzesi, ad esempio). Per “tenerci stretti” gli scozzesi fanno tanti falli.

Difesa ed attenzione nella rifinitura oltre ad una serie di iniziative personalissime (la meta di Varney, quella di Lynagh) e così i nostri in azzurro battono un team tecnicamente più attrezzato, ma questo nel rugby, come sempre, non basta.

Abbiamo superato la Scozia e abbiamo messo questa vittoria subito dopo un pareggio, due risultati positivi di fila, da quanto tempo non accadeva! L’Italia in questo Sei Nazioni porta a casa le due coppe che sono sempre in palio, preso di un soffio quel Trofeo Garibaldi con i francesi, la Coppa dedicata a Cuttitta è “tornata a casa” da vincenti. Una grande affermazione.

Ero ad Edinburgo quel febbraio del 2007 quando le magie dei sette minuti di Mauro Bergamasco, Scannavacca e Robertson ci regalarono, ovviamente sulla Scozia, una vittoria che è entrata nella storia. Questo fine settimana all’Olimpico questa Nazionale azzurra ha regalato agli oltre cinquantamila italiani presenti un delirio che è altrettanta storia.

Siamo tutti molto felici ma, disanima tecnica a parte, e sempre con il sacro rispetto per la gioia dello scorso sabato, analizziamo come è stato possibile. Mettiamo da parte il cerimoniale della giusta felicità e guardiamo ad un palese parallelismo.

Perchè c’è un parallelismo essenziale fra quella vittoria del 2007 e questa del nostro 2024.

Quella era la Nazionale di Pierre Berbizier, quello che ottenne il 40% di vittorie (12 su 30 partite), questa è quella di Gonzalo Quesada al quale subito va dato un merito, fra i tanti, uno tanto evidente quanto inconfessabile da molti: l’argentino non si è fatto battere dalle “sirene” ed ha messo in campo, anche molto bene, solo il meglio possibile, senza altri “calcoli”.

Si diceva di quella strada parallela fra ieri ed oggi, fra Pierre e Gonzalo: entrambe queste formazioni azzurre sono state costruite con un determinate e scientifico supporto “estero”. 

Quella di Berbizier era per forza di cose, eravamo nel Sei Nazioni da pochi anni, si puntava tantissimo sui giocatori che “venivano da fuori”, sia come formazione tecnica che, soprattutto, come militanza di campionato. Dopo quel periodo e dopo Mallett, si è passati al tentativo di costruire qualcosa di nostro e, dopo i grandi insuccessi, si è tornati in questi ultimi anni piano piano sempre più indietro. Gli ultimi anni poi con la marcia indietro abbiamo dato una vera accelerata.

Così la formazione di Quesada di oggi è molto “estera”, uno schema di fatto vincente, che da un po’ di tempo non porta solo giocatori-esteri “maturi” in azzurro ma anche giovanissimi  che facciamo transitare dalla Under20. Il “Project Exiles” di Ascione la fa da padrone.

Questo nostro primo quindici del Sei Nazioni 2024 che questo nove marzo batte senza mezzi termini la Scozia ha mezza squadra che non è di formazione italiana, inoltre fra i quindici in sei militano direttamente in campionati esteri. Guardandola poi dal lato delle franchigie fra i quindici si riconosce la qualità del Treviso (otto su quindici) e tutti i punti di domanda sulla stessa esistenza delle Zebre (uno solo nel primo quindici).

Una differenza fra questa Nazionale e quella del 2007 c’è ed è altisonante: nessuno dei giocatori Azzurri di oggi gioca nel campionato italiano, a suo tempo erano sei. C’erano i De Marigny, Scannavacca e Zanni a Calvisano, Kaine Robertson a Viadana, Festuccia Gran Parma e Lo Cicero a L’Aquila. Degli altri nove in sette erano accasati in Francia e due in Inghilterra. Solo per curiosità: l’attuale Coach della Benetton c’era quel giorno del 2007, il suo club era Gloucester, c’era anche il suo attuale allenatore dell’attacco, Troncon, lui era a Clermont.

Questa vittoria è infatti un ritorno al passato, ci riporta forse integralmente alla vecchia legge dell’ex-direttore tecnico  Franco Ascione; certo eseguita con risultati assolutamente migliori, merito di Gonzalo Quesada, perchè questa vittoria con la Scozia, a differenza di quella del 2007, ha avuto una durata di ottanta minuti, non sette, si è basata sul nostro gioco e molto meno sulle disattenzioni altrui.

Difficile però oggi dire questa sia la vittoria del movimento ovale italiano, sappiamo tutti che dietro a tutto questo non c’è molto del nostro mondo ovale quotidiano, è una questione di realismo. Tutto l’attuale sistema Azzurro di vertice si basa su cose che vivono, respirano, si muovono, fruttano e fanno fruttare, fuori dalla nostra struttura rugbistica.

La FIR, dopo tutti i buchi nell’acqua accademici e non, è tornata alla grande indietro,  ci interessa il risultato dopo il fischio, non ci interessa come e se questo ha a che fare con il movimento. Allora via alla caccia allo straniero, oppure facciamo andare i nostri migliori fuori dai confini: come una volta. 

Ma per la nostra Nazionale, sia chiaro, zero opacità. E’ una vittoria dei ragazzi in azzurro per noi, per tutti noi e per tutto quel pubblico generalista che, allo stadio o  davanti alla TV, per un sabato ha tifato “rugby”. Da questo punto di vista un successo senza paragoni.

E’ una vittoria immensa, magari non cresciuta direttamente dentro il nostro rugby, ma una cosa buona a questo la porta eccome:  sicuramente convincerà molti nuovi ragazzini a giocare a rugby, lo farà con le loro famiglie. Inoltre, se questo Azzurro continuerà a farsi valere, ci aprirà molte porte, anche a livello locale, insomma è una cosa importante. Questo è il più bel regalo che quei nostri ragazzi in campo con l’azzurro sulle spalle ci hanno fatto con questi due risultati positivi di fila, più di questo loro non possono fare.

Ecco allora il nostro grazie ai nostri Azzurri ed a Quesada, per il sogno di un sabato e per tutti i sogni che potranno ispirare. Forza Azzurri.

More in AZZURRI