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FIR E DINTORNI

FATEVI I CONTI IN TASCA: IL RUGBY E’ IN BANCAROTTA?

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Tanto lo sapete tutti che la neo promossa nel Campionato di Eccellenza, L’Aquila Rugby, versa in una condizione economica difficilissima e che la vittoria della Serie A con conseguente promozione è servita al coraggioso team abruzzese per lanciare un appello affinchè qualcuno intervenga sulla cassa. Non importa essere dei maghi ma si sa che l’unico motivo che ha spinto lo stupendo gruppo di giocatori di Viadana a dare battaglia fino all’ultima giornata regolare del Campionato di Eccellenza per arrivare fra le prime quattro è stato solo il contributo federale extra di 300.000 euro che avrebbe percepito la Società  e non certo la foga di conquistare il massimo premio tricolore del rugby per il quale, dopo la fuga di alcuni giocatori durante la stagione, non c’erano forze sufficienti. Sappiamo inoltre tutti che in questi giorni il Tribunale ha dichiarato il fallimento delle spoglie dei Crociati, squadra che militava fino allo scorso anno in Eccellenza, dichiarandola insolvente degli stipendi dei giocatori.

SI dice anche che i Cavalieri sarebbero ancora in profonda crisi al punto che il loro capitano ha dichiarato in questi giorni parlando a nome di tutti i giocatori “crediamo molto a questa maglia: doveva essere l’anno del risanamento economico dopo i problemi della stagione precedente, ma è stata l’ennesima promessa non mantenuta…”,  da quando è finito il campionato nessuno dei giocatori dei Cavalieri ha avuto, ad oggi,  il contratto rinnovato ne avrebbe avuto alcun contatto con la Società in tal senso. Una segnalazione anche sulla ottima Rugby Rovigo, dopo la finale il suo Presidente  Zambelli  ha dichiarato che la sua Società dovrà operare per la prossima stagione  un taglio dei costi.

Fate caso, le  Zebre ad oggi avrebbero già dovuto avere un azionariato privato, dichiarazione fatta più volte dal Presidente Gavazzi, azionariato che ad oggi non esiste; questi privati avrebbero dovuto rilevare quote societarie e  mettere in cassa al club di Celtic almeno un paio di milioni di euro,  invece la cosa ad oggi non è accaduta e le Zebre si apprestano ad iniziare la prossima stagione ancora con il totale contributo al budget da parte della FIR.

Tutto bene a Treviso? Facile fare i conti, con il contributo federale ricevuto, quattro milioni all’anno, la Benetton ha disinvestito dal rugby almeno tre milioni di euro all’anno. E’ una bella notizia?

Il rugby retrocede pesantemente su tutta la linea, tutti i bilanci, anche quelli più inconfessabili sono coperti di debiti, gli sponsor retrocedono, è vero c’è la crisi ma non è solo quello è che non c’è interesse, il rugby italiano, tutto, non è polo di attrazione. La cosa infatti non è diversa per Benetton e Zebre, solo la Nazionale ha un suo mercato ma, a differenza de L’Aquila, dei Cavalieri, del Viadana, di Rovigo, la Nazionale non vince mai. La Nazionale è un modello perdente, un modo per relegare il rugby nell’angolo del Terzo Tempo.

La Nazionale tira solo per se, è una struttura fine a se stessa, la Nazionale non “tira” il resto del rugby, non è stimolo e veicolo per la crescita economica del rugby italiano. La Nazionale è una voragine che divora denaro e non genera opportunità per il movimento, in una azienda si direbbe semplicemente “un costo”. Il resto del rugby infatti soffre pesantemente, vive una bancarotta di fatto di cui nessuno in Federazione si cura in maniera strutturale, alcuni club inseguono sogni che diventano debiti e, per questo, spesso abbandonano i loro sogni o li lasciano morire, così i  tifosi si allontanano e gli sponsor pure. Le aziende potenziali sponsor  invocano la crisi, hanno difficoltà a partecipare ma soprattutto non ce la fanno a reggere situazioni così precarie come quelle del rugby, difficile giustificare il poco che viene offerto dal nostro sport con la cassa integrazione o i ritardi di pagamenti ai fornitori, molti si impegnano comunque, è passione, è amore,  per altri  fare un piacere e versare il centomila a “babbo morto” vale per una volta ma per farlo la seconda… non è periodo.

Si potrebbe andare avanti con l’analisi ma, guardandoci bene, c’è davvero altro da aggiungere?

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