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MEDIA & SPORT

DMAX: BENE BRAVI BIS MA UN PO’ DI REALISMO IN PIU’

Munari e Raimondi

Vittorio Munari e Antonio Raimondi, duo inossidabile, competente e divertente del rugby italiano

Bene, bravi, bis. Se lo merita la squadra di DMAX un primo sincero applauso per la conduzione delle prime due giornate di questo Sei Nazioni. Due appuntamenti difficili da accompagnare al porto, sia per la astrusità del principale oggetto da maneggiare, una Nazionale italiana scialba e poco stimolante, sia per il modulo decisamente rinnovato che quelli di Discovery si sono concessi. Stiamo seguendo la cosa perchè trattasi di una “nascita”, un network ed un canale che non avevano mai fatto sport e che hanno concesso fiducia al rugby, sono partiti con il rugby, per questo piace chiedersi: come va?

Abbandonato il tema della “club house” dello scorso anno quelli di DMAX ci hanno proposto un set tutto nuovo, positivamente riconducibile allo stile “sport in diretta”, decisamente SKY-oriented, accattivante, importante. Nello studio un Daniele Piervincenzi in forma, ancora un po’ troppo affezionato alla preparazione pre-diretta, che ha tenuto molto bene la scena anche se qualche sbavatura “spontaneista”, qualche gaffe liberatoria, forse fa molto più rugby di quanto non si pensi. E’ buono anche il debutto del nostro avvenente arbitro Maria Beatrice Benvenuti, chi si aspettava una figura femminile in divisa federale si è ritrovato invece una bella ragazza in tailleur che si avventura fra i meandri del regolamento ma senza esagerare. A Paul Griffen hanno riservato il ruolo del “tuttovabene”, lui risponde alle domande precedentemente organizzate con il Piervincenzi in forma sempre sufficientemente positiva che, specialmente quando c’è di mezzo l’Italia, è un atto di eroismo. E’ un vero peccato siano ridotti al minimo i suoi interventi alla lavagna, perchè è li che viene fuori il vero lato tecnico del Griffen e, per chi mastica rugby, quelli sono dei bei momenti.

Il duo Raimondi- Munari è come sempre di alto livello, quest’anno devono aver chiesto al Vittorio da Bassano-Padova di limitare i sillogismi in lingua autoctona (il dialetto veneto della Signora Maria e del suo tinello), la cosa messa così perde intensità ed anche un po’ di gusto diventando un po’ troppo giustina, pulitina, carina, speriamo si riprenda nei prossimi appuntamenti. Il commento in diretta non è però più una esclusiva del duo di cui sopra, qui è giusto togliersi tanto di cappello davanti a DMAX ed alla produzione perchè  Irlanda vs Francia è stata appannaggio di un duo inedito di commentatori dove, accanto al Piervincenzi prima volta su DMAX ma già commentatore di Pro12, c’è stato il debutto di Marco Rivaro. Genovese il Marco, classe ’73, quattro caps con la nostra Nazionale fra cui il primo match del nostro Sei Nazioni ma soprattutto unico italiano ad aver giocato il Varsity, lui con la maglia di Cambridge. Piervincenzi-Rivaro fanno un buon match con quest’ultimo sempre a dire esattamente quello che pensa, anche cose non in linea con il credo “los federales”, chi gli spiega che il rugby in Italia non è più una democrazia?

Il gruppo del rugby di DMAX ha trovato una buona sintonia ma soprattutto sono tutti molto competenti.

DMAX ha un anno in più e si vede, esperienza e tempo a disposizione per la preparazione di questa edizione hanno regalato al pubblico un prodotto molto buono che è stato anche suffragato da ottimi risultati di audience. I match della nostra Nazionale hanno avuto, per il primo deludente match con l’Irlanda, mediamente più di settecentomila persone davanti al video e solo poche decine di magliaia in meno per la seconda partita.  Risultati enormi per un canale come quello di Discovery Group.

Una sola nota non completamente positiva ma va detta. Ascoltare i commenti dallo studio nel dopo partita dell’Italia è una esperienza a volte tendente al surrealismo. DMAX  ed i suoi uomini si sono dati la missione di rappresentare il bello anche dove non è, vogliono una tv buonista, senza punte polemiche, senza eccessi di alcun tipo, senza punture, dove le cose peggiori che si sono viste nel match diventano le cose meno buone fra le migliori. Un atteggiamento di eccessivo ossequio verso il nostro rugby ed i suoi attori che rende il tutto a volte soporifero. Nessuno chiede le barricate di Biscardi e le urla che troviamo nei peggiori talk calcistici ma una cosa un po’ più vera che parli della realtà del rugby italiano per quello che è si può anche fare. Su coraggio dai.

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