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VITTORIA AZZURRA: COSA SI VUOLE DI PIU’? VINCERE ANCORA

rugby

La vittoria con la Scozia ha risvegliato l’umore azzurro e di tutti noi, non una bella partita, ma una partita vinta, meritatamente, senza sconti, è servito anche l’arbitro Clancy e tutta la sua esitazione nel fischiare la “meta tecnica” che poi ha risolto l’incontro, così l’Italia del rugby ha vinto pure contro gli arbitri “politically correct”. Cosa si vuole di più? Vincere ancora e, scusate se lo dico, so che non si dovrebbe fare, il clique dell’Italrugby non lo prevede ma, in fondo, si va in campo per quello e poi i nostri Azzurri è tempo che consegnino alla storia un “bis”.

Vincere ancora è importantissimo anche perchè il risultato di Edinburgo ha dato molto bene l’evidenza di quanto abbia pesato: in un attimo si sono sciolte le polemiche sulla nostra meritata permanenza nel Sei Nazioni, la Georgia non ci ha superato nel ranking, i giovani azzurri hanno conosciuto il sapore di uno spogliatoio in festa, quest’ultima è cosa fondamentale per la crescita di un giocatore eppure è cosa così rara per quelli che militano nelle Zebre o alla Benetton. Salvifico.

Vincere è servito a seppellire nella vergogna la presa in giro al rugby, il dileggio all’ovale pronunciato in diretta via radio solo poche ore prima del trionfo del Murrayfield dal direttore (si merita la “d” minuscola) dello Sport di SkyTg24  Fabio Caressa.  Il Caressa è un così grande professionista ed un un tipo talmente poco informato di rugby da non accorgersi che dello sport da lui pesantemente denigrato la sua testata aveva appena acquistato i diritti di trasmissione della Coppa dello Mondo del prossimo settembre. C’è solo l’ippica.

Vincere è servito a Gavazzi per pavoneggiarsi un po’, attribuirsi qualche merito, come se in Italia intanto fosse cambiato qualcosa. Lecito ma irreale.

Vincere è servito a Brunel per trovare forza e coraggio di far fuori Castrogiovanni nelle convocazioni per gli ultimi due match del torneo, un senatore di meno in spogliatoio ed in campo, un cambio imprevisto e pesante. Dispiace tantissimo ma del resto pensiamo un attimo a Parisse, il più idolatrato, certo ha giocato un ottimo match, niente da dire, ma quando si pensa che ha raggiunto proprio lo scorso fine settimana i centoundici caps viene da chiedersi se sono davvero così tanti mentre invece …. sono decisamente troppi. Cambio di passo.

Vincere è servito a far paura alla Francia, il nostro prossimo avversario. I galletti sono stati sconfitti senza scusanti dal Galles, avevano già incassato un KO con l’Irlanda, ora sono tormentati dalla visita che devono fare in Italia. Il loro Coach Philippe Saint-Andrè ha chiamato i suoi giocatori “una parata di starlette”, sintomo di un profondo malessere e di un depauperamento ovale che i soldi, troppi, e la voglia di palcoscenico piuttosto che di campo in erba di certi giovanotti in blu ha creato nel team dei transalpini. Se la Francia subisce un KO a Roma la cosa si mette molto male per tutto il rugby francese. Fragili al punto giusto.

Vincere fa crescere il nostro sport in Italia più di cento proclami. Semplice e vero.

Vincere è una gioia vera, sentito quanto è bella ? Niente a che fare con le “sconfitte onorevoli”. Chissà si sia definitivamente capito, a partire dai media ossequiosi. Vincere si può.

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