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FORZA RUGBY

LA NAZIONALE ED IL PUBBLICO CHE NON C’E’

rugby ita irl

Scampanellano dati ed entusiasmo i comunicati FIR prima di ogni partita casalinga della Nazionale, raccontano di spalti gremiti, di passione, di rugby di tutti e mille cose di questo tipo. Si limitassero all’incasso si capirebbe ma la FIR ci tiene a raccontarci che i sessantasettemila dell’Olimpico sono un pubblico “nostro”, sono gente che vive il rugby.

Sappiamo tutti che non è così ma, a differenza di alcuni tristissimi elitari, da queste parti non ce ne facciamo un problema che l’unico modo di allargare il movimento è che ci sia gente allo stadio, che segua almeno un po’ di rugby. I molti dell’Olimpico fanno piacere eccome, da queste parti si è davvero felici che il Flaminio non bastasse più e si spera che sia sempre “sold out” ogni match della nostra Nazionale.

Da molto tempo si riempie l’Olimpico ma la percentuale di quelli che frequentano rugby solo per l’occasione, che vengono allo stadio o vedono rugby giusto una o due volte all’anno, quella percentuale non è cambiata; è aumentata la visibilità del nostro sport, i dati di ascolto di DMAX, oltre settecentomila persone davanti alla TV per Italia-Francia, stanno a dimostrarlo, ma forse non è così aumentata la nostra penetrazione come sport nella passione giornaliera di queste persone. L’evento della Nazionale coinvolge molti ma usciti dallo stadio romano il rugby svanisce dalle menti di queste persone, dopo tutti questi anni per troppi rimane la festa e non lo sport in se, più roba da sponsor che non da “reclutamento”.

Anche per questo motivo importiamo allo Stadio Olimpico per i “nostri” match atteggiamenti e comportamenti ignobili, cose da calciofili incalliti, cose delle quali il lunedi tocca vergognarci forse più della ennesima sconfitta subita. Così è stato lo scorso fine settimana durante Italia-Francia con il caso del laser puntato contro gli occhi di Jules Plisson durante l’esecuzione di un calcio o in genere con altri comportamenti davvero brutti che hanno fatto scrivere a Rugby1823:” Una sola cosa è stata, forse, peggio dell’Italia in campo. Quell’Italia sugli spalti che nel finale del match ha pensato bene di fischiare i tifosi francesi che intonavano la Marsigliese e di cantare “Chi non salta…”. Ecco, se le prestazioni degli azzurri le possiamo ancora sopportare, queste cose anche no.”.

Del resto dove volete che si formi mai un pubblico vero, ampio, condiviso, tutto per il rugby se una volta usciti dall’Olimpico l’Alto Livello si esaurisce in un’altra ventina di match all’anno giocati fra Parma e Treviso? Ecco ancora una volta ritornare il problema della mancanza di un diffuso Campionato italiano che il fine settimana apra le porte di cinque/sei stadi e ci porti dentro venti/trentamila persone che  si appassionino e seguano vicende,  conoscano le tecniche e, soprattutto, assimilino comportamenti e modalità per stare nel rugby.

Abbiamo visto alla stadio Olimpico tifosi  francesi avvolti nel proprio tricolore ed anche nelle sciarpe del Clermont, del Tolone, del Tolosa. In Italia il rugby non può essere solo la “Nazionale” ed una partita di rugby non può essere solo un evento di spettacolo, vorremmo fosse uno sport che fa spettacolo che è tutta un’altra cosa.

Per ora teniamoci allora i pienoni allo stadio per gli Azzurri, peraltro sempre meno “pienoni”, ma stiamo attenti ai numeri senza passione, agli eventi di sport senza gli sportivi, perchè poi accade che gli spalti sono magari pieni, che a contarlo sembra ci sia ma stiamo guardando un pubblico che non c’è.

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