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QUESTIONE D'ELITE

FORSE FILIPPO FRATI NON ERA IL PROBLEMA

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Calvisano più forte anche in prima linea dove non c’è stata partita

Eccovelo in tutta evidenza il titolo che nessuno voleva vedere, il titolo che oggi in tutti i casi non sarebbe andato di moda, il titolaccio che a qualcuno piacerà pensare sia frutto di simpatie o antipatie, di vendette o ritrosie, di stupideria o di coraggio, il titolo che una personcina a modo oggi non farebbe ma, vi si chiede, l’avete vista la partita? Avete visto Calvisano Vs Rovigo, anticipo della ottava giornata del Campionato di Eccellenza 2015/2016 finita 15 – 9 per i bresciani? Scusate se si calca la mano su quale sia la partita in questione ma di Calvisano Vs Rovigo negli ultimi anni ne abbiamo viste parecchie ed un Rovigo peggio di quello di questa tornata non si trova in giro, forse nemmeno nella finale dello scorso anno.

Comunque c’è un motivo per cui questo titolaccio è profondamente ingiusto: non rende il grande merito che il Calvisano ha per aver messo in campo molto più di esperienza ed impegno agonistico, ci ha messo testa e voglia di imporre il proprio gioco. tecnica ed aggressività, che se alla fine agli avversari è rimasto il punto di bonus è solo per alcuni buchi pesanti che ieri i gialloneri si sono portati comunque dietro.

Se a Rovigo avevano voglia di “gioco più semplice”, una delle tante cose che si sono lette nei giorni dell’esonero di Filippo Frati dalla guida del Rugby Rovigo e la nomina come nuovo Head Coach dell’allenatore degli avanti Joe McDonnel, lo hanno avuto, talmente semplice da essere inconsistente, irrintracciabile in campo. Certo il test era con i primi della classe ma con chi altri dovevano misurare le proprie forze i rossoblù? Tutto è proporzionato alle ambizioni e quindi il test regge eccome, anzi a Rovigo non regge un bel nulla. E’ persino paradossale che, per parte rossoblù il peggio in campo si sia visto fra i primi otto, ovvero quella mischia che da inizio stagione è saldamente in mano al neo-tecnico McDonnell. Le fasi statiche sono state un disastro in particolare le rimesse in campo dove Momberg ha dimostrato pesanti limiti, il suo problema pare essere qualcosa in più dei gossip che si sono letti sulla stampa.

In campo Rovigo ha letteralmente perso le linee di gioco, palla avanti e pedalare ha dato zero frutti ai rossoblù e gli allungamenti, tipici del gioco rapido ed incandescente dei trequarti a cui Rovigo cercava di abituarci, sono scomparsi. Lo stravolgimento, voluto da McDonnell, della formazione scesa in campo  avrà avuto chissà che significato tecnico o forse politico, chissà! Un match del genere però si va in campo per vincerlo e, diciamo la verità, non c’è stato un minuto in cui Rovigo abbia dato l’impressione di poter portare a casa il match; di fatto i rossoblù sono rimasti in gara per gli errori degli avversari e per  la “benevolenza”, a tratti irritante, nei loro confronti dell’arbitro Mitrea.

Già, l’arbitro, il cruccio di Rovigo degli ultimi anni nei match con Calvisano, ieri Mitrea è stato sin troppo tollerante di fronte alla sequenza impressionante di falli del Rovigo, la meta tecnica c’era e forse anche un cartellino giallo contemporaneo. Mitrea ha trascorso la partita a richiamare Capitano Ferro e quando è arrivato il giallo per Parker erano già passati sessanta minuti. Giustissimo anche il cartellino giallo al calvino Cavalieri fischiato tre minuti dopo quello dei rossoblù e senza la sequenza di richiami verbali che invece erano stati riservati ai rodigini.

Gioco semplice quello di McDonnell, fin troppo, giocatori disorientati, Parker e Ferro irriconoscibili, si è salvato Basson, forse McCann. McDonnell ha giocato sulla “discontinuità” forzata proponendo una formazione inedita, ha perso la partita, diciamo che in questi casi gli italici detti suggeriscono la nota formula dell’aver “buttato via l’acqua sporca e pure il bambino“.

Perdona McDonnell per il titolaccio ma, porta pazienza, da queste parti non è piaciuto nemmeno che le dichiarazioni stampa che sono arrivate siano state del Direttore Sportivo Stefano Bettarello e non quelle del Coach, ci eravamo abituati male? Siamo fatti così. E’ una questione di rispetto, per tutti.

Perdonate tutti il titolaccio ma da queste parti, pur coscienti che “il senno di poi è una scienza esatta“, si ama quella frase di Cicerone che diceva “i nostri pensieri sono liberi” e, aggiungiamo da queste parti, se serve pure irriverenti. Ma sempre con rispetto che il rugby va sempre amato.

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