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MEDIA & SPORT

I MEDIA NEL RUGBY: L’ECCELLENZA SCHIVA. IL CASO BASSON.

Basson al piede, Basson in meta, il tifo rosspoblù e gli striscioni di supporto al sudafricano fuori dallo stadio

Basson al piede, in meta, il tifo rossoblù e gli striscioni di supporto al sudafricano fuori dallo stadio

Eppure molti vorrebbero averli i media locali (carta o web) con il rugby sempre in prima pagina. Come a Rovigo che basta guardare le rassegne stampa del mattino, un terzo degli articoli viene da lì..

Eppure molti vorrebbero, si diceva, ma vorrebbero anche che quei media dicessero quello che vogliono loro, punto e stop, ad alcuni Dirigenti dell’Eccellenza piacciono moltissimo i media-proni. Il rugby del nostro massimo campionato è potentemente disabituato alla forza dei media. Molti si sono allontanati per manifesto declino di interesse del pubblico. Non tutti i protagonisti dell’ovale hanno pianto la loro assenza: in Eccellenza in troppi sono allergici alla inevitabile curiosità del mondo media, mal sopportano le loro intromissioni principalmente perchè sono profondamente incapace di gestirli.

Facciamo un esempio, ovviamente è successo a Rovigo e prendiamo il caso Basson.

Sapete che Stefan Basson, 35 anni, dopo 10 anni di maglia rossoblù, dopo essersi fatto casa e famiglia in quel di Rovigo, è stato messo alla porta, i suoi Coach hanno detto che doveva cambiare aria, alla fine è finito a Firenze. La cosa è rimbalzata sulla stampa locale e sul web rossoblù e non per settimane, alimentata da continue dichiarazioni ed indiscrezioni, da reazioni e situazioni, con il Presidente Zambelli e lo staff evidentemente costretti, dalla pressione media-tifosi , a cercare una via di uscita. E’ andata come detto sopra ed i media sono stati cassa di risonanza di uno scontento diffuso che è arrivato agli striscioni pro-Basson sui cancelli del Battaglini, striscioni ad impatto zero se non fossero stati rilanciati dai media. Il vero risultato? Forse il più evidente è che il re è nudo: McDonnel può solo vincere tutto. Poi gli altri, gradevoli e sgradevoli, si vedono da soli. Una segnalazione: qualcuno ha detto, non solo a Rovigo, che gli striscioni non dovevano essere amplificati dai media e qui casca l’asino.

Questo esempio racchiude in se tutti i lati positivi ed anche i negativi del potente ingresso dei media nel sistema rugby. I media all’italiana ovviamente che qui mica stiamo in un salotto di Cambridge.

Però, tolto il caso Basson che va considerato un caso-limite, tutta quella ingerenza dei media fa visibilità, alimenta lo sport, crea passione, garantisce momenti di centralità. I media accovacciati sui comunicati stampa a seguire la linea autoreferenziale, come piace tanto anche ad alcune società di Eccellenza, fa invece tanta noia.

La formazione scelta dall’allenatore ha funzionato? La difesa è stata efficace, perchè no? Cosa bisognerebbe fare, di cosa ha bisogno l’allenatore X o il Team Y? Alcuni allenatori e direttori sportivi di Eccellenza inorridiscono al solo pensiero di dover trovare sui media, il giorno dopo la partita, cose di questo tipo. Alcuni vanno davvero fuori di testa (immaginatevi quelli che lo sono già).

Guardiamo ora la cosa al rovescio. Sapete che ci sono squadre di Eccellenza e di Serie A che il giorno dopo la partita nella maggior parte dei casi non hanno uno straccio di giornale che riporti risultato e commento? Ecco un altro caso-limite.

Riconquistare i media anche attraverso un piccolo sacrificio di “visibilità indesiderata” è invece una condizione importante che le Società di Eccellenza dovrebbero mettere nel mirino. Se ciò dovesse accadere starà ai media del rugby non cadere invece nella deriva tipicamente “pallonara” che, oggi come oggi, rasenta in Italia livelli vergognosi. Nessuna delle due cose è facile ma entrambi sono allo stesso modo necessarie.

Il caso Basson è stato vissuto con passione a Rovigo, i media hanno partecipato e con loro la gente, alcuni eccessi sono stati stigmatizzati. Alla fine di tutto questo al popolo rossoblù sembra rimanga un amico a Firenze ed un cuore ancora più caldo. Se è così, non è male.

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