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AZZURRI

L’AZZURRO VERSO UN TRAGUARDO

Ci siamo, tocca ai Test Match, il novembre del nostro rugby si dipinge di azzurro e tutti siamo ansiosi di sapere se sarà azzurro sbiadito o bello carico.

In effetti mai come in questi Test Match, nel prossimo fine settimana tocca alle Fiji e poi Argentina e Sudafrica, l’aspettativa si è alzata di molto. Questo non perchè nel recente passato la nostra Nazionale abbia fatto vedere chissà quali prestazioni, tutt’altro, ma perchè il tempo di O’Shea sta maturando, le ricette dell’irlandese sono in campo da un po’, i più quindi pensano che qualcosa deve pur arrivare in saccoccia.

Ci ha pensato il tecnico azzurro ad abbassare le aspettative dicendoci che:”Siamo consapevoli delle nostre responsabilità, sappiamo che il risultato è sempre importante. Lo è per noi, per la squadra, per i tifosi. Ma non è qualcosa che controlliamo in modo diretto, mentre lo è la nostra prestazione”. Innamoriamoci pure tutti del Coach, beatifichiamo le sue gesta ma teniamoci uno spazietto per dirci una piccola verità:  questa affermazione è una sana stupidaggine visto che il risultato è sempre diretta conseguenza della prestazione.

Però siamo disposti a bercela anche così perchè, non dobbiamo dimenticare, veniamo da un ciclo disastroso che ci ha portati ad un mondiale (RWC2015) sciagurato, che ci ha regalato figure in campo pessime, che ci ha lasciati a fine corsa almeno “nudi”. Era due anni fa, in questi due anni abbiamo visto ben poco di diverso ma, si sa, non c’è altra strada che aspettare di vedere come funziona quest’ultima “cura”.

In questo rassicurante quadro, per O’Shea, la nostra Nazionale si tinge di straniero, con le Fiji due esordienti su quattro lo sono e non sono proprio di primo pelo. Fuori dai ventitrè il Padovani (qui i punti di domanda si sprecano) al suo posto non entra in campo il giovane esordiente Minozzi, che va in panchina, ma lo straniero eleggibile Jayden Hayward, classe ’87, neozelandese, fa il suo esordio in azzurro. In panchina poi entra anche Ian McKinley, irlandese classe ’89, esordiente ed eleggibile anche lui. Il quarto esordiente è il siciliano Giovanni Licata,in panchina.

Sul campo si rivedono talenti veri che dovranno dirci fino a che punto ci sono. Tommaso Castello, Mattia Bellini, Simone Ferrari, Luca Bigi, Marcello Violi hanno un impegno preciso nella partita con le Fiji: non possono deludere. La loro necessaria ambizione può essere una garanzia per la prestazione di tutta la squadra, questo è un dato sul quale si conta moltissimo per raggiungere quel risultato che, a questo punto, piaccia o no ad O’Shea, è lecito aspettarsi.

Cosa ci si aspetta da questo Azzurro? E’ vero, la prima cosa che si vuol vedere non è un ciclo di gare da lacrime e sangue, ne abbiamo già viste di queste cose in passato ma le abbiamo chiamate tutte “sconfitte onorevoli”.

Vorremmo vedere invece del bel gioco, movimenti in campo corretti, skill di alto livello, interpretazione del piano di gioco senza sbavature, errori al minimo assoluto, una fase di gioco dove essere prevalenti: che quest’ultima sia la difesa o le fasi statiche, sia il movimento dei centri o quello degli avanti non ci si formalizza, però ci deve essere un punto del campo dove l’azzurro prevale.

Vedere tutto questo non significa per forza vincere ma fare del buon rugby, essere della partita comunque questa vada. Vedere tutto questo significa anche constatare una crescita della nostra Nazionale, una crescita tecnica e strutturale. Questo sarebbe il vero traguardo, perchè quello che vogliamo in questi test match è solo un traguardo da poter dire di aver superato.

Forza Azzurri.

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