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FIR E DINTORNI

FIR E 2017: UN ANNO BUTTATO VIA

Un anno buttato via ed il rugby italiano che ha fatto due passi indietro. Eppure, all’inizio di quest’anno le premesse per fare meglio c’erano tutte ed anche le promesse. Da queste parti ci si contava eccome su questa nuova annata che invece, dispiace tantissimo doverlo sottolineare, è stata un flop.

Quando è cominciato il 2017 su “Il Nero Il Rugby” è comparso un pezzo (3 gennaio, clicca qui per leggerlo) che si coccolava in un moderato ottimismo. Gli artefici di questa positività erano: il nuovo assetto federale al quale era obbligo dare fiducia visto le promesse di cui sopra, il nuovo Coach O’Shea e la sua vision di Nazionale e “franchigie” ed il progetto nascente della Lega dei Club di Eccellenza.

Partiamo dall’irlandese. “Le franchigie devono cominciare a vincere” aveva detto O’Shea, non è accaduto, dodici mesi dopo siamo ancora qui con la tiritera che “ci vuole tempo” e la tristezza di sentire il nostro Coach azzurro rinfacciarci che noi italiani  “abbiamo perso vent’anni” ed altre amenità sulla pazienza e sui risultati che verranno. Finito il 2017 la Nazionale è messa per una volta peggio delle franchigie nonostante il Coach irlandese si sia fatto aiutare da un concreto apporto di neozelandesi e stranieri vari in campo  e fuori.

Il Campionato di Eccellenza ha fatto passi indietro, lo ammettono sconsolati tutti (giusto a Calvisano, guarda caso, non la pensano così). Nonostante questo la Lega in questo 2017 non è nata. Il tentativo di costituirla è ripartito in questi ultimi giorni, le premesse dicono che, con tutta probabilità questa è la volta buona. Non si è però solo perso un anno, quest’anno infatti si è aperta ancora di più la forbice fra rugby professionistico e ricco (Zebre e Benetton, sempre più ricche ma con i soldi della FIR) e rugby del territorio (di cui l’Eccellenza è il vertice e dove i soldi sono sempre meno).

Il nuovo assetto FIR ha fatto un buco nell’acqua dietro l’altro. Tre aspetti hanno caratterizzato la gestione di questa Presidenza quest’anno.

Il primo è stato quello della marcia indietro della Presidenza su quasi tutte le promesse elettorali (accademie, terza franchigia, ecc ecc ….) e la venuta a galla dello spaventoso buco di Bilancio (nascosto fino all’ultimo) che per il 2018 potrebbe portare anche al commissariamento della Federazione.

Il secondo è appunto la spaccatura economica fortissima creata nel movimento con i “ricchi” celtici di cui sopra e, causa il forte dissesto di Bilancio, il resto del movimento messo in mora, con relativo blocco di finanziamenti e/o pagamenti di quasi tutte le attività FIR: settori sportivi, tecnici, amministrativi, rugby di base, arbitri, medici, salvaguardie, campionati, tutto messo KO.

Il terzo elemento è stato il perpetuare la logica della Presidenza degli amici e non di tutto il rugby italiano, una gestione disunitaria del rugby italiano concentrata sui sostenitori del Presidente Federale sia a livello centrale che a livello locale in tutta Italia. A  questo ha fatto seguito, in questo 2017, il tentativo, con armi improprie come quelle delle Giustizia federale, di tappare la bocca all’opposizione interna colpendo alcuni suoi tesserati. Così siamo messi.

Ce ne sarebbero molte altre ma all’inizio di quest’anno da queste parti sono stati elencati quei tre punti e ci sarebbe bastato un cenno positivo da queste tre cose, anche non da tutte e tre,  per dichiarare un successo, non è stato così ed Il 2017 rilascia un bilancio pesantemente negativo.

Aperto l’anno con una nota di speranza per il rugby italiano il realismo ci impone di chiuderlo con questa nota di profonda amarezza ma soprattutto di delusione che dal rugby ed anche “dai suoi valori” ci si aspettava molto di più. Lo si fa anche perchè consapevoli che il nostro amore per il rugby in tutti i casi non cambia di una virgola e l’anno prossimo dovremo essere ancora più coraggiosi, lì sulla staccionata, a gridare “forza rugby”. Comunque vada, chiunque sia.

Forza rugby. Forza FIR.

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