EPCR, l’organizzazione europea delle coppe per club, si era rintanata per le finali nella splendida cornice scenica della città di Bilbao e del suo bellissimo stadio, nella Spagna del rugby, perchè sono dei paesi baschi infatti 4 delle 12 squadre del massimo campionato spagnolo: la Division de Honor.
Il fine di EPCR era sicuramente anche promozionale e l’evento in se ha avuto sicuramente successo, quello che è pesantemente scricchiolato fra la finale di Challenge Cup delle scorso venerdi sera, vinta dai Cardiff Blues contro gli inglesi del Gloucester, e quella di Champions Cup che ha incoronato re dell’ovale europeo gli irlandesi del Leinster, è il rugby europeo di “alto livello”.
Riesce però difficile ricordare un mazzo di finali così povero di contenuti tecnici, un buco di rugby così evidente, il famoso “alto livello” si è visto a spizzichi, giusto ogni tanto, a meno che non si intenda per alto livello fare a capocciate intorno al punto di incontro.
Andiamo con ordine perchè le due finali hanno avuto due storie diverse come se, pensate un po’, ci fossero due rugby diversi e anche su questo ci si dovrebbe fermare a pensarci giusto un attimo.
Quella di Challenge Cup ha messo in campo un primo tempo di livello molto basso, zeppa di errori tecnici e assolutamente incartata sul piano del gioco, una cosa talmente brutta che pure il duo di commentatori televisivi Raimondi-Munari ha divagato per 40 minuti su argomenti terzi ricordandoci più volte che il giorno dopo ci sarebbe stato il “meraviglioso” match di Champions Cup e quello si sarebbe stato rugby! Nel secondo tempo la partita si è rianimata, è diventata rugby, più aperto e convincente ed ha costruito i i migliori 40 minuti di tutta la serie di Bilbao. Ha vinto Cardiff perchè vince sempre chi ci crede.
Il giorno dopo Leinster e Racing Metro 92 hanno di fatto messo in campo due difese e raramente si è visto qualcosa di più vicino ad una partita di NFL. A livello di rugby un disastro unico.
Le due squadre hanno dato vita ad uno “spettacolo” di incornate con rarissime fughe in avanti e qualche spauracchio di concussion, i francesi hanno puntato su fisico e potenza di muscoli, gli irlandesi hanno tentato qualche giocata ma si sono dovuti sbrigare con i calci piazzati di Sexton e Nacewa. Una finale di Champions Cup finita senza mete è davvero poco.
L’arbitro del match di Champions Cup, l’inglese Wayne Barnes, tutto proteso non ad applicare il regolamento ma a gestire il fatto che il risultato non pesasse su di lui, ha correttamente fischiato un numero decisamente alto di prese al collo, tanto per dire come era il match, non giudicandone però nemmeno una degno del cartellino giallo! Statisticamente un vero record.
Insomma nelle notti di Bilbao il rugby europeo di alto livello è stato noioso e ben poco appassionante, cosa che nessuno potrà mai ammettere, visto i soldi che ci girano dietro. Tolta ai giocatori ogni scusante per lo spettacolo povero, sono professionisti di Alto Livello, e calcolata comunque una componente di tensione insita nel match, perchè è pur sempre una finale, due possono essere i motivi di questo inconfessabile down del rugby europeo.
Il primo è da ricercare nella componente di scontro fra club e Nazionali che è ben radicata soprattutto nel rugby francese ma anche fra gli inglesi si fa ben avanti grazie anche al comportamento di Eddie Jones. Una difformità di giudizio tecnico e di approccio al gioco ad esempio fra i club francesi, stra-pieni di stranieri e spesso impostati come se fossero club del Pacifico, e la FFR determina una sconnessione dell’alto livello; la Francia avrà anche il rugby più ricco (di euro) del mondo ma si può permettere un Alto Livello alla volta e non due.
Quindi poi, dopo il grande slam dei “verdi” al Sei Nazioni, vince l’irlandese Leinster che segue invece una strategia di compenetrazione club-Federazione, invidiabile.
Il secondo motivo però è il più schiacciante ed è il regolamento stesso del rugby così come è stato impostato pochi anni fa da World Rugby.
La logica degli autoscontri e delle sportellate viene da lì, la difesa sempre piena di uomini e dritta in piedi di fronte al raggruppamento formato solo da attaccanti viene da lì, e via così con le altre modifiche che sembrano scritte da un Coach di football americano. Questo è stato il vero grande male di Bilbao e ben poco su questo ci potevano fare EPCR o Federazioni europee, club o associazioni dei giocatori. Se a questo si somma una classe arbitrale europea assolutamente poco pragmatica, alla Barnes per intendersi, ed invece molto “estetica”, ecco che in campo poi si vede lo “spettacolo” di Bilbao.
Le cose forse cambieranno, il rugby non può rimanere così, per una volta dovrà fare un passo indietro, per tutto questo però l’appuntamento è, probabilmente, solo dopo i Mondiali del Giappone.