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FORMAZIONE

LE COSE SEMPLICI CHE NON PIACCIONO AI TOP ITALIANI

Mettiamo che un marrano qualsiasi della tastiera abba assistito ad un paio di match fra squadre di Top12 e subito dopo abbia avuto il pregio di seguire un match del Campionato Under18 ed uno di Under16. Mettiamo che sia accaduta una cosa così.

Facciamo quindi finta che quel marrano abbia avuto la stupida voglia di contare alcuni falli occorsi nella serie dei Top12 e poi nelle due partite giovanili, questo tipo si è messo a contare ad esempio i “tenuto” a terra e gli “avanti” e ne ha fatto una somma da una e dall’altra parte. Poniamo il caso che la dilettantisca rilevazione sia stata a vantaggio dei team di Top12, normale vero? Però la differenza è inferiore a 5. Normale?

Cari Head Coach del Top12, una bella doppia X che finisce con un “avanti” fa ribrezzo, un passaggio in off load che termina con un tenuto a terra o un fallo laterale fa pietà, un passaggio con salto del prossimo che non viene agganciato dal terminale è una occasione mancata solo la prima volta, poi stufa. Potremmo andare avanti così ma poi gli allenatori se la prenderebbero a male e ci ricorderebbero che il loro mestiere è difficile, si sa, a volte non è così denso di soddisfazioni, vero anche questo e noi dobbiamo allora rispondergli con un grazie.

Il grazie va sicuramente alla loro professionalità ed al loro impegno ma, si facciano tranquillamente un sorriso per l’ironia , anche al fatto che ogni turno di campionato molti di loro ci aiutano ad amare la semplicità del rugby. Cioè quello che non abbiamo visto in certe partite.

Si perchè se il Top12 fosse meno condito, come fanno certi allenatori, da alcuni preziosismi a schema e ci fossero meno falli dovuti al deficit di skill di molti giocatori la cosa avrebbe un sapore decisamente migliore.

Perchè in troppi dicono (troppe volte a ragione) che quello che adesso si chiama pomposamente Top12 è scarso a livello tecnico? Non contano solo il numero dei falli fischiati ma soprattutto il tipo di falli, cose da “elementari”, insomma pare che dalla Under18 in su la progressione tecnica di alcuni giocatori arrivati niente meno che al vertice italiano si sia bloccata.

La cosa, lo si è scritto recentemente, riguarda molto i giovani che vengono inseriti dalle Accademie nel Top12 ma riguarda anche molti che arrivano direttamente dai vivai. La preparazione degli skill personali non pare essere al centro di nessuna squadra di Top12 forse perchè i loro Coach suppongono che, arrivati lì, il più sia stato fatto, ma forse non è così.

Il nuovo schema federale, che prevede il massimo campionato sia palestra per giovanotti accademici consegna a quest’ultimo ragazzi palesemente non “finiti”, il resto verrebbe da se.

Il Top12 che insiste nel voler fare del buon gioco ed anche un minimo di spettacolo per il suo pubblico è cosa solamente apprezzabile ma è innegabile che non gli vengano consegnate le basi tecniche per farlo. Che fare allora?

Poche cose semplici ma fatte bene” urlava ai suoi uno degli allenatori di uno dei match visionati da quel marrano di cui sopra, una frase che forse è un punto di partenza apprezzabile per un Top12 che ha prima di tutto bisogno di alzare il tempo effettivo di gioco e poi forse, quando ci si potrà arrivare, vedere tocchi di pregio e cose di quel tipo.

Ecco l’obiettivo delle “poche cose semplici” da saper fare: far vedere più rugby ad ogni match, con meno fischi dall’arbitro ed una intensità facile e pulita. Ed allora è assolutamente una questione di skill.

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