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MEDIA & SPORT

RUGBY & VIDEO, COME E COSA : IN ITALIA IL FUTURO PARLA…. ITALIANO

Il rugby devono vederlo se si vuole che si allarghi la sua base. Così ci dicono da tempo e da queste parti ci si crede, il marketing a volte non perdona. Questo concetto, posizionato nel mondo video, è non solo “social” ma guarda anche alle “televisioni” nelle loro diverse attuali declinazioni.

Per questo ha fatto molto riflettere, soprattutto rispetto alla situazione italiana, una questione che sta attanagliando i grandi Capi del Sei Nazioni. Il Board del magico torneo europeo ha infatti ricevuto una considerevole offerta di circa 500 milioni di sterline da CVC, un ricco Fondo di investimento che ha già acquisito una quota del massimo campionato inglese, per l’acquisto di una quota importante dei diritti sul brand “Sei Nazioni”.

Il principale dubbio dei grandi capi del Sei Nazioni è proprio relativo al tema della visibilità.

Il timore è decisamente fondato, una volta rilevata la quota del brand la CVC porterebbe il Sei Nazioni su piattaforme televisive a pagamento, lontano dalla sua tradizione che lo vuole in chiaro ovunque o almeno dove conta esserlo. Per il Sei Nazioni ed il suo Board essere facilmente visibili a mezzo video è sempre stato una condizione vitale. Ed ora che fare?

In Italia viviamo da tempo una condizione opposta. Il rugby è uscito dalla TV in chiaro e si deve ringraziare il Gruppo Discovery e DMAX se il Sei Nazioni è ancora visibile in quella condizione: è l’unico rugby davvero alla portata di chiunque. Facciamo un esempio: questo fine settimana in Italia erano visibili sul video in Italia un totale di 13 partite di rugby.

In Europa si giocavano forse i match più belli della stagione, quarti di finale di Champions e Challenge Cup, 8 partite tutte visibili in Italia sul canale a pagamento DAZN.

Dal sud del mondo sono rimbalzati anche questa settimana i match del Super Rugby, 3 in totale visibili in Italia sui canali a pagamento di SKY.

Noi italiani ci abbiamo aggiunto la finale di Coppa Italia Valorugby VS Valsugana (per la cronaca hanno vinto i reggiani) e l’andata della finalina di Continental Shield fra Calvisano e Rovigo (hanno vinto e pure bene i bresciani) che si potevano vedere sul web in streaming a mezzo The Rugby Channel: gratuito ma posizionato solo su web e senza social media campaign di appoggio.

E’ chiaro che in Italia nella programmazione media abbiamo fatto “passi indietro”. Ci rinfranca sentire in giro che forse la RAI stia pensando di mandare in onda un pugno di partite dei prossimi Mondiali. Del resto i Mondiali sono in Giappone e con il fuso orario le partite sono ad orari talmente difficili (la mattina prestissimo o notte inoltrata) che ci venissero rifiutati sarebbe uno sgarbo senza senso.

Quindi l’Italia vede già ora il rugby di Alto Livello solo a pagamento (Zebre e Benetton corrono anche loro su DAZN) ed utilizza lo streaming come rifugio per il rugby nostrano.

E’ chiaro che la decisione che prenderà il Board del Sei Nazioni sarà fondamentale per tutto il mondo del rugby, se quel Torneo dovesse scomparire dalla pubblica e semplice fruibilità vorrà dire che il rugby mondiale avrà preso una strada precisa verso il pay per view con tutte le conseguenze del caso. Le nostre squadre di Pro14 e la nostra Nazionale finiranno dentro quella scelta.

Per noi italiani si imporrà allora  il dilemma su come distribuire rugby fuori dai canali specializzati, come alzare il livello di fruibilità per far vedere il nostro sport alla gente, anche fuori dalla cerchio dei soli “specialisti”, come fare divulgazione? Ma non sarà solo il “come” ma soprattutto il “cosa” divulgare che sarà il nostro problema. Perchè quel giorno avremo a disposizione solo i nostri Campionati italiani, in particolare il (bistrattato) Top12.

Puntare sul campionato italiano si rivela ogni giorno di più una questione irrinunciabile. Per la stessa crescita di tutto il nostro sport.

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