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AZZURRI

AUTOCONVOCATO

 

Il Mondiale italiano adesso è davvero finito ed il trentaseienne super-Capitano azzurro  ha detto qualcosa di se alla stampa francese:”Ho letto ovunque che la mia carriera internazionale è finita, ma è sbagliato  Il mio finale con l’Italia è ancora da scrivere. Non sarà un tifone a chiudere la mia avventura con la nazionale”.

Insomma il Sergio è ancora in sella e lo fa con una sorta di autoconvocazione azzurra per il prossimo Sei Nazioni che, se da un lato inorgoglisce a si fa ammirare dai più, dall’altro apre il fronte del rinnovamento necessario nel nostro team azzurro e dei ruoli in una squadra. Ruoli: chi seleziona i giocatori? I “senatori” o il Coach? Domanda scontata? Beh, se lo è allora adesso date una risposta tranquilla e diretta dopo queste dichiarazioni di Parisse.

Il fatto che il nostro Capitano non voglia uscire di scena è comprensibile e forse anche giusto, il fatto che noi gli dobbiamo moltissimo (forse di più) è altrettanto vero. Che fare allora davanti alla autoconvocazione? Dove si ferma il cuore e dove arriva la analisi tecnica, dove il ragionamento sorpassa il sentimento?

Molto difficile, ma solo perchè stiamo parlando di Sergio Parisse. E dobbiamo ricordarcelo sempre anche quando piacerebbe scivolare di più.

Il nostro super-azzurro lo abbiamo già visto in questi mesi litigare potentemente con il suo Stade Francais, il motivo era sempre quello di evitare l’accantonamento che la Società parigina gli aveva riservato, lo abbiamo visto per questo prendere armi e bagagli, mettere da parte circa 14 anni di militanza in rosa per accasarsi, a 36 anni, alla corte di Tolone.

Quindi Parisse può decidere di restare in Nazionale? Oggi vogliamo restare sospesi.

Ci basta aver fatto sapere che non è per forza scontato che nemmeno Parisse possa autoconvocarsi con la nostra Nazionale. Però è Parisse. Allora via con la sospensione del giudizio, forse in attesa che, su questa cosa, ce ne metta un po’ anche lui.

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