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SEI NAZIONI

IL SEI NAZIONI DI UNA ITALIA CHE NON PUO’ STUPIRE

Perchè mai avrebbe dovuto essere diverso? L’esordio dell’Italia e la relativa asfaltata che ci si è presi dal Galles rappresenta tante cose ma non motivo di stupore.

Franco Smith è un gran tecnico ma non ha la bacchetta magica e la situazione disastrosa in cui si è accorto essersi trovato è stata ben evidenziata dalle sue espressioni in tribuna durante il corso del match.

In campo si è visto una Italia scolastica, bei gesti ma spesso inutili, ottima la teoria per la pratica invece ripassare, citofonare O’Shea per il tempo che ci ha fatto perdere. Perchè ora è innegabile, Brunel ci aveva lasciato molto meglio.

Siamo solo alla prima proiezione di un Sei Nazioni che, piaccia o no, è stato da tutti titolato dopo la sua prima giornata pressapoco così: una grande Scozia fa disperare la solita Irlanda ben piazzata, la Francia dei ragazzini fa a pezzi l’armata di Eddie Jones, per la vera forza del Galles si deve aspettare il prossimo match.

Ma non poteva essere diverso da così.

Insomma l’Italia ha fatto la solita figura ed alcuni media inglesi (uno per tutti Rugby World, clicca qui) hanno già ricominciato a chiedere la retrocessione dell’Italia. Se la  questione, forse comprensibile, è che inglesi e francesi non vogliano dividere i tanti soldi che pioveranno sul Sei Nazioni dalla vendita delle quote al Fondo di investimento, forse non è più possibile. Se è una questione tecnica e di rugby giocato, di spettacolo e di partecipazione reale alla competizione, siamo in bilico.

Questa sconfitta è invece per noi una panacea, permette a tutti, subito, di rimettere i piedi per terra. Se poi tutto questo lo facessero anche coloro che hanno avuto, hanno, avranno, a livello dirigenziale, in mano le sorti del nostro rugby, allora saremmo a posto. Ma quei tipi devono farsi anche da parte. In che senso?

Una delle cose che i discorsi di Smith ci hanno ricordato è la necessità di rimettere al centro di tutto il giocatore di rugby.  Magari sembra una frase fatta ma ad oggi non è così.

Il progetto federale, con tutti i suoi interessi e la sua elenfantiaca organizzazione, nonostante i risultati vicino allo zero, è assolutamente al di sopra di ogni cosa. Sembra un mantra indissolubile, un lento ed inesorabile gigante forse anche buono ma sicuramente polifemico.

Nel nostro paese insomma ad oggi non gettiamo via nulla ma siamo più attenti all’acqua sporca che al bambino. Ci sono adesso i mesi davanti per ripensare tutto il nostro rugby, sperando averne ancora il tempo.

Calmiamoci tutti, per una volta bisogna dirlo, quello del Galles è un risultato ampiamente previsto, non solo nei numeri ma anche nei modi disastrosi in cui è maturato. E’ solo il primo giro di questo Sei Nazioni e ci si augura possa accadere ogni cosa. Siamo in attesa di un “colpo gobbo” azzurro, ci piacerebbe non stupirci anche di quello, ma la vera partita  si gioca invece dentro il nostro rugby.

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