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FIR E DINTORNI

SERVONO MISURE DI SISTEMA: SOTTO OSSERVAZIONE I CONTRIBUTI ALLE FRANCHIGIE

La questione del futuro di questo nostro rugby e della sua Federazione trova sempre centrale il tema delle Franchigie Zebre e Benetton, ovvero quel mondo dove sono più solide e fitte le schiere dei conservatori, coloro che, visti certi risultati generali, temono il cambiamento degli assetti della FIR.

I punti di partenza per parlare di franchigie sono diventati due. Il primo era già insisto nella Assemblea Federale ed il rinnovo delle cariche Federali e soprattutto della Presidenza, un appuntamento che inevitabilmente costringeva i candidati a misurarsi su questo tema. Il secondo è nato in questo periodo sfortunato di virus che ci costringe invece a guardare al futuro del nostro sport come forma di sopravvivenza e magari a chiederci se due franchigie così come sono ora ce le possiamo ancora permettere (….perchè prima ce le potevamo permettere?).

Insomma il tema delle franchigie è un tema non solo sportivo ma anche fortemente economico e centrale negli assetti della FIR, quindi ineludibile oggi come oggi. Nonostante i conservatori.

Nelle bozze di programma del candidato alla Presidenza Federale Elio De Anna si leggeva questo:” …le due franchigie non hanno determinato quei risultati per i quali erano state create, cioè mantenere e migliorare le performances di giocatori validi e utili alla nazionale maggiore….inoltre, persiste una “disparità giuridica” di base, che dovrà essere risolta nel giro di alcune stagioni e che dovrà portare le stesse ad essere due squadre private indipendenti, anche se sostenute economicamente dalla federazione, con apporto di capitale proprio e innesto di giocatori stranieri importanti”. 

Lo stesso De Anna ha confessato aver in animo di valutare che “… la franchigia Zebre potrebbe essere eliminata per destinare parte di questa spesa federale (5 milioni) per implementare il campionato domestico e per sostenere il movimento di base in difficoltà…”. 

La questione posta in questi termini non era solo appannaggio del candidato friulano anche se è lui che l’ha messa sulla carta nero su bianco. Quindi oggi che significato assume questo passaggio?

Se prima del fenomeno pandemico questa poteva essere solo una riflessione, oggi da queste parti ci si chiede se non sia una soluzione per rimettere in piedi tutto il movimento che da questo periodo uscirà drammaticamente a pezzi e indebitato oltre ogni più rosea previsione.

Il Consiglio Federale si è riunito per ragionare sulle prime misure di sostegno al movimento ovale ma, considerato che non ha ancora approvato il Bilancio Preventivo di quest’anno, quello che si troverà davanti è la necessità di approntare misure di “sistema” e non semplici misure di tutela.

Questo significa che, per rispondere al reale bisogno del movimento ovale italiano, la FIR non potrà muoversi con semplici strumenti di garanzia ed appoggio, ma, avendo bisogno di molto denaro, dovrà mettere in campo veri cambiamenti di sistema che devino interi comparti di risorse federali verso le strutture in crisi sul territorio.

Non siamo distanti dalla realtà se diciamo che il primo punto dove bisognerà guardare è nella pancia dei contributi alle franchigie federali. Conservatori permettendo. O estromettendo.

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