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REGOLE ED ARBITRI

QUEL BUNKER CONTRO GLI ARBITRI E LA FALLIBILITA’ PERDUTA

Una delle indicazioni che ha dato questo Mondiale francese è senz’altro che le contestazioni agli arbitri si sono moltiplicate, non solo fuori dal campo ma soprattutto in campo. Eppure le prestazioni dei fischietti internazionali sono forse migliorate rispetto al passato, soprattutto se si tiene conto del pesante cumulo di regole, regolette, norme e casistiche che la Federazione internazionale ha prodotto copiosamente negli ultimi dieci anni. .

Il discorso sarebbe lungo ma in brevità si può dire che c’è ormai troppa gente sugli spalti che va alla partita e guarda l’arbitro. In campo, soprattutto a RWC23, si sono visti troppi sapientoni che hanno perso ogni forma di umiltà, dimenticandosi che il ruolo di fischiare non è loro. Tutto questo non è che la punta dell’iceberg, forse solo una reazione prevedibile ad un clima che la stessa World Rugby ha creato ed alimentato in questi ultimi anni.

Il caso che ci porta a parlare oggi di tutto questo è il trattamento riservato dal pubblico francese, mai stato un grande esempio di sportività in effetti, durante il match Inghilterra Vs Sudafrica all’arbitro Ben O’Keeffe, lo stesso della partita che aveva eliminato la Francia dalla corsa mondiale. E’ stata una bolgia ed una gogna indecente.

Così in questi giorni è toccato al Presidente della Federazione Francese, allarmato anche da molti altri fatti e fatterelli accaduti nel tempo in giro sui campi del suo paese, richiamare pubblicamente il proprio pubblico e tutto il rugby francese a comportamenti consoni ed ai principi del nostro sport. Il capo della FFR ha dovuto scrivere di suo pugno una vera memoria ricordando a tutti la figura ed i compiti degli arbitri, e dicendo espressamente che anche loro, come i giocatori, sono fallibili.

Già, la fallibilità dell’arbitro ovvero la cosa che abbiamo sempre meno vogliamo di accettare, anche nel nostro sport. Anzi vogliamo spazzarla via, non pretendiamo la stessa cosa per i giocatori, ma per i fischietti si. Dovremmo invece difendere questa “fallibilità” ma il sistema mondiale del rugby va esattamente dalla parte opposta, a livello locale ci si adegua.

A livello internazionale avevamo inizialmente in campo un arbitro che fischiava e due assistenti di supporto lungo le linee laterali, poi li abbiamo microfonati tutti e tre per aiutare quello in campo, poi ne abbiamo messo uno  in più (il TMO) in una cabina sulle tribune provvisto di una regia, di una moviola ed a sua volta di audio per assistere quello in campo nei casi più difficili, poi quella casistica di “difficoltà” è stata allargata.

Poi quest’anno, alla RWC23 abbiamo assistito anche al debutto del “bunker” (Foul Play Review), ovvero un altro arbitro da fuori campo che si prende fino ad 8 minuti di tempo, a gioco in corso, per decidere a mezzo video ed altri software innovativi, se la sanzione di un giocatore sia un cartellino giallo o rosso. La chiamano “accuratezza” ma sembra una follia.

Perchè è così che il principio della fallibilità degli arbitri se ne va a quel paese, è ormai passato il concetto che un errore arbitrale è intollerabile al punto che per arbitrare una partita internazionale ora ci vogliono sei o sette arbitri e quattro livelli di giudizio (arbitro, consultazione con gli assistenti, TMO, Bunker). Il calcio ci precede, la fine di questa storia è nota.

Anche in Italia adesso abbiamo il TMO, questo spazio web fece a suo tempo una campagna e ci si prende volentieri buona parte del merito per il fatto che ci sia.  Ne abbiamo però subito preso i vizi peggiori, perchè è sempre più palese che gli arbitri in campo in Serie A Elite spesso aspettano il suggerimento dalla tribuna per convalidare una meta, ma a volte anche per molto meno, ovvero in casi non previsti dal regolamento, magari anche per giudicare una touche. Insomma il TMO in Italia è diventato la deriva dell’infallibilità.

In un campo di Serie A Elite lo scorso fine settimana si è visto un arbitro convalidare una meta, andare accanto al calciatore per la trasformazione, fermare tutto per ascoltare le rimostranze del Capitano che la meta l’aveva subita, far attendere il calcio in attesa che gli arrivasse l’OK dal suggeritore con moviola in tribuna: TMO On Demand.

La fallibilità perduta degli arbitri non è una conquista, è certo figlia di un regolamento che sta diventando un ginepraio fitto ed impenetrabile ma è anche sintomo di una impazienza competitiva che non ha molto a che fare con l’origine del nostro sport.

Certo il mondo cambia, e da queste parti piace accettare che sia così, lo prenderemo per quello che viene, ce lo faremo piacere, in fondo è sempre rugby, lo sport più bello del mondo e poi, in tutta questa confusione, una regola rimane, quella più importante e che dovrebbe farci riflettere tutti, quando siamo in campo o in tribuna: senza l’arbitro non si gioca.

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