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REGOLE ED ARBITRI

RECUPERARE IL RUOLO DELL’ARBITRO. (LA PALLATONDA FORSE CI PROVA)

In questi giorni probabilmente corre un fremito lungo la schiena di alcuni fra noi, le citazioni positive sul nostro sport si sprecano e questo solo perchè l’International Board del calcio ha deciso la introduzione sperimentale in alcuni loro campionati professionisti in giro per il mondo della sanzione verso il giocatore con sospensione di gioco temporanea di dieci minuti: in pratica il “nostro” cartellino giallo.

Sarà per loro un cartellino arancione, manterranno il loro giallo semi-inutile ma su “proteste e falli tattici plateali” introdurranno questa “nuova” modalità  che “lascerà la squadra momentaneamente in inferiorità numerica come succede nel rugby, ispirazione di questa regola” (Davide Chinellato da La Gazzetta dello Sport).

Qualcuno nel nostro mondo ovale forse penserà al rugby come grande precursore, detta così si potrebbe pensare che noi si sia più avanti, ma non è vero e questa sperimentazione del calcio dimostra invece, ancora una volta, che loro sono più avanti. 

Perchè questa sperimentazione nel calcio “nasce in realtà come conseguenza di un’altra novità: quella che con gli arbitri dalla prossima stagione in avanti potranno parlare solamente i capitani nelle situazioni di gioco più delicate” (Davide Chinellato da La Gazzetta dello Sport). Forse un vero e proprio recupero del “ruolo” dell’arbitro.

Un giro di vite nel calcio che si verifica proprio nel momento in cui invece nel rugby in campo si sviluppano delle vere e proprie conferenze fra arbitri e giocatori. I recenti nostri Mondiali di Francia sono stati l’ultimo esempio di veri e propri assedi verbali all’arbitro, chiacchiere continue, spiegazioni su spiegazioni anche per le questioni più palesi. Se ne è parlato molto di questo sui media, nel nostro piccolo anche da qui,  dove si è dovuto raccontare di questa perdita della consuetudine ovale che a parlare con l’arbitro fosse solo il Capitano.

In Italia ormai con l’arbitro in campo ci parlano tutti ed ottengono regolare risposta, così da noi fra gli arbitri aggrappati al TMO e quelli che vi aggiungono fasi di pubblici convegni in campo con i giocatori, la figura del “fischietto” ha assunto una posizione sempre più in bilico.

La questione infatti non è solo quella di saper fischiare bene ma di sapere ben interpretare il ruolo dell’arbitro, una cosa che va oltre, perchè ricoprire un preciso ruolo, farlo rispettare e portarlo avanti durante un match (confermandolo nei successivi) è decisamente molto di più. Su questo livello di maturità la nostra classe arbitrale, al di là di una certa autoreferenzialità dei Falzone & Mitrea, è generalmente ancora un po’ distante.

Il calcio invece, che sta vedendo in campo le peggior degenerazioni, è più avanti e sta marciando  a livello  internazionale verso una prima riappropriazione del ruolo dell’arbitro, proprio mentre nel rugby internazionale si introduce il “bunker”, che ne svuota invece il significato.

Su questi argomenti recentemente nel rugby a livello mondiale molti autorevoli fischietti o ex-tali si sono espressi chiedendo una revisione di certe “novità” di cui si è detto sopra.

Basterà per far tornare nel mondo ovale quella forma di tolleranza e comprensione che l’eventuale sbaglio dell’arbitro fa parte del gioco ?

Basterà per far comprendere a molti che il motivo per cui solo il Capitano parla con l’arbitro non è solo “normativo” ma soprattutto organizzativo per il gioco e di rispetto dei ruoli all’interno di ogni team?

Se il livello ovale internazionale richiede arbitri assolutamente preparati che sappiano non far rimpiangere il Bunker o il TMO, nel rugby italiano, visto il suo livello e per la sua crescita, si ha più che mai bisogno di recuperare la figura centrale dell’arbitro nel match.

Il calcio ci sta mandando un segnale, non va sottovalutato.

 

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