Connect with us

RUGBY WORLD CUP

COSA CI LASCIA RWC23 FRA TEMI TECNICI, DELUSIONI E VITTORIE: VIVA IL RUGBY

Il Mondiale francese è terminato, è stato molto bello e ben organizzato, belle le scenografie, le location e la gestione del tempo, ha coinvolto cornici di pubblico importanti e, soprattutto quelle “live” e quegli spalti sempre gremiti e festanti, hanno aiutato non poco a distribuire in tutto  il mondo entusiasmo e  coinvolgimento per il nostro meraviglioso “rugby union“.

E’ stato senz’altro un successo in termini di promozione del rugby ma lo è stato anche sotto il profilo tecnico, non solo si sono visti dei gran bei match ma si è capito molto bene limiti e dimensioni reali di alcuni fattori sul campo.

Si è rivalutata la grande importanza della mischia, è stata una delle centralità delle espressioni di gioco, dalle sue ripartenze si sono viste stragi di difese ma soprattutto sono state costruite armonie sulle linee di gioco. Per contro ha perso terreno la velocità, la quale rimane elemento fondante del rugby moderno ma ha trovato degli spazi precisi di intervento, molto ampi ma precisi, perdendo quel ruolo “total-match” che aveva assunto qualche anno fa.  Ha vinto la “difesa” sull’attacco, quest’ultimo ha trovato poca libertà di espressione nell’arco delle partite (specialmente in quelle fra squadre di Tier 1) , ci sono stati certo momenti di magia anche per gli attaccanti ma non sono stati questi i momento “top” del Mondiale.

Sul piano tecnico due grandi protagonisti di RWC23: il primo è stato il breakdown, il secondo il gioco al piede. Sul primo si è visto una larga propensione anche da parte delle squadre di Tier2, quelle maggiori invece hanno spesso visto nel contrasto/rallentamento del punto di incontro una chiave per arginare e comprimere il gioco avversario anche in termini di larghezza, un modo per concedere meno spazio. Il gioco al piede ha trovato moltissime espressioni anche nei team tradizionalmente meno attratti da questa fase del nostro sport, persino i pacifici isolani hanno realizzato percentuali interessanti nei piazzati o hanno, a volte, giocato il campo con un lungo rilancio. In generale si è vista una grande progressione dello skill pedatorio, in quasi tutti i team di ogni ordine e grado c’era uno specialista di tutto rispetto.

Ha vinto il Sudafrica ed ha vinto la difesa degli Springboks, difesa e piede i due canoni fissi degli uomini di Jacques Nienaber, la vittoria è arrivata così. Ha vinto un team che ha avuto un percorso mondiale terribile: si è trovato nella Pool Irlanda, Scozia e poi, fra le due “leggere”, la abrasiva Tonga; nelle fasi eliminatorie ha combattuto duramente con due top come Francia ed Inghilterra e, dopo due match di quella portata, arrivato consumato e provato allo scontro finale, il Sudafrica ha resistito agli All Blacks alzando meritatamente la Web Ellis Cup.

Fa bene qui ricordare che il percorso dei tuttineri avversari in finale dei Boks è stato sicuramente meno corrosivo: nella Pool l’unico pensiero è stata la Francia poi ha passeggiato su Italia, Uruguay e Namibia. Per le eliminatorie, dopo la dura prova con l’Irlanda, la Nuova Zelanda ha trovato una Argentina poco incisiva e decisamente poco impegnativa. Una maggior freschezza in finale non è però bastata.

Un Mondiale che ha avuto una lista di Nations deluse, mortificate da risultati o da situazioni decisamente “down”. Altre invece decisamente  “vincenti” anche indipendentemente da piazzamento e risultati.

Fra le vincenti al primo post ovviamente gli All Blacks che si confermano prima forza nel mondo, perdere una Finale come è capitato a loro ti rende comunque una leggenda. Poi Fiji e Argentina, quest’ultima si trova fra le prime quattro del pianeta mentre gli isolani si sostituiscono all’Australia. La Scozia era nella Pool terribile  e ne è uscita con grande onore, l’Uruguay ha fatto vedere che vale il Mondiale che si era conquistato, ma i numeri uno sono quelli del Portogallo, il loro rugby non solo è piaciuto tanto  ma la vittoria con le Fiji ed il pareggio con la Georgia sono risultati che fanno sognare.

Le delusioni mondiali sono ahimè note. Sicuramente l’Italia, ha fatto male quello che era previsto fosse normale facesse e peggio come non mai il resto, un grande passo indietro. La Romania ha visto decretato quello che il mondo sapeva, la disgregazione del suo rugby e la Georgia non ha sofferto il Mondiale lo ha proprio subito per intero, tutte le sue ambizioni si sono infrante nel “non pervenuti” delle sue prestazioni. Cosa dire dell’Australia? Buona fortuna, ne ha tanto bisogno, il prossimo Mondiale sarà a casa sua, intanto Eddie Jones se ne deve andare, con la coda fra le gambe, lascia poco o niente che è tutto quello che si è visto.

Che dire di Francia ed Irlanda? Le due grandi deluse che non hanno deluso nessuno. Loro dovevano portare il rugby europeo per una volta sul tetto del mondo dopo tutto il predominio del sud di questo ultimo decennio (e oltre), la missione è fallita. Cercheremo di capire il perchè ma Sei Nazioni e United Rugby Championship fanno parte del problema.

I Mondiali sono finiti, bellissimi ed intensi, una caratteristica è importante si sia vista: non sono stati Mondiali senza “sale” i temi che hanno proposto sono reali ed interessanti, abbiamo quattro anni per verificarli. Abbiamo quattro anni di divertimento poi il mondo di Web Ellis si riproporrà con le sue ansie e le sue pazzie, i suoi colori e la sua gente: viva il rugby.

.

Iscriviti al mio canale Telegram perchè…. non c’è niente di più di qualche aggiornamento ogni tanto. Poche cose solo quelle che ci terranno in contatto, per il resto ti lascio tranquillo a godere il tuo rugby !!! FORZA RUGBY !

CLICCA QUI SOPRA PER ISCRIVERTI

More in RUGBY WORLD CUP