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AFFARI ESTERI

RWC2011: LEZIONI DI RUGBY…. “FUORIGIOCO”

LES BLEUS FAIR PLAY 
In altro post abbiamo avuto modo di farci due ridacchiate pre-RWC2011 per la sonora polemica scoppiata fra  la federazione degli All Blacks (NZRU) e quella inglese a proposito della seconda maglia mondiale di colore nero di questi ultimi, maglia nera come la prima divisa dei mitici All Blacks.  La “riparazione” a cotanto sfregio arriva dall’Europa a mezzo gesto dei dominatori incontrastati del trofeo della antipatia mondiale: i francesi.
Per la finale mondiale del prossimo week-end sarebbe toccato a loro, a norma di regolamento, indossare la prima maglia con il suo colore blu scuro e gradazione da notte fonda. I francesi però hanno esibito un gesto di vera sportività ed hanno scelto la loro seconda maglia per la Finale mondiale in modo da lasciare alla Nuova Zelanda la opportunità di indossare la “sua” maglia tradizionale tutta nera. Si può essere antipatici ma pur sempre rugbisti,  ed ecco la Francia rinunciare alla sua prima maglia, la maglia che le regala il proprio nomignolo (Les bleus), per  vero fair play, per rispetto dell’avversario e per rispetto ad una nazione intera, la Nuova Zelanda, che aspetta da anni una finale così.  Questo è rugby.
GATLAND E LA MORALE SPORTIVA

Il Galles è uscito dalla finale con mille rimpianti, troppo presto nel primo tempo l’espulsione del suo capitano Warburton e poi l’uscita per infortunio del suo pilone Jones, l’asso della sua mischia. Gatland riesaminado con i giornalisti la bellissima ma sfortuna avventura mondiale gallese ha ammesso un cattivo pensiero che gli è saltato in testa durante la partita. Esce Jones e la mischia comincia a vacillare pesantemente, la cosa era veramente messa male ed allora Warren Gatland racconta che per un attimo ha pensato di barare, far simulare infortunio ad altro pilone in modo da non avere altri piloni in panchina e costringere a giocare mischie no contest (senza spinta, vince che introduce) eliminando un problema (che è stato pesante per il Galles) dalla partita. Gatland ha ammesso di aver pensato questa schifezza ma di non averla perseguita “per non falsare la partita”  e soprattutto, continuando con le sue parole:I made the decision that it was not the right thing to do morally……but the spirit of rugby and the fact it was a World Cup semi-final meant it was not the right thing to do.” Principi morali, spirito del rugby, rispetto dell’avversario, del torneo in corso e della partita. Questo è rugby.
Mi sovviene or dunque che durante ogni torneo ovale c’è sempre un giornalista della palla tonda che  cerca di imbrattare il rugby, per togliergli visibilità ed appeal, con la ricerca di scampoli ovali  che riescano a dimostrare che il rugby è sport “insano” come altri.  Caro giornalista dei miei stivali ti do un consiglio: leggere qui sopra e farsene una ragione.

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