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AZZURRI

NON E’ UN SINDACATO PER GIOCATORI PROF MA UNA SVEGLIA PER TUTTI

Fase di un match  Aironi Vs Benetton Tv

Così finalmente abbiamo sentito anche un parere di AIR, credo sia il primo a grande diffusione da diverso tempo a questa parte. AIR è la associazione italiana dei rugbisty, riconosciuta dalla FIR, ed esercita un ruolo che,  se davvero dovesse essere riscontrato molto attivo, allora lo fa con grande discrezione. Perchè oggi parla l’AIR? Perchè in questi giorni presso uno studio di avvocati di Padova è stata posta sede di una associazione di rugbisti professionisti, in pratica il vertice del rugby italiano giocato si è unito in un “sindacato” di categoria. Alla notizia l’AIR è insorta ed ha dato modo a tantissimi che nemmeno dubitavano della sua esistenza di palparne la “consistenza”. In una intervista del giornalista Christian Marchetti sul suo Solorugby.org il Presidente AIR Di Salvatore pensando al nuovo sindacato dei professionisti del rugby ipotizza scenari pesanti del tipo “non si sa se questa nuova struttura andrà in favore dei giocatori o piuttosto dei loro procuratori” e cose di questo genere. Sicuramente un obiettivo il nuovo “sindacato” l’ha già raggiunto, hanno fatto parlare pubblicamente l’AIR  e non è poco. Misurata la associazione “ufficiale” dei giocatori ovali aspettiamo di poter pesare la “consistenza” di quella neonata ma possiamo già dire che è calata sulla scena in via definitiva una nuova situazione, dopo l’avvento al professionismo del rugby italiano si passa alla consapevolezza del professionismo. E’ questo ultimo il vero problema del nostro movimento e la nuova “associazione di categoria” è tutta li a dimostrarlo. Scrive crudamente sul suo autorevole  blog Duccio Fumero  c’è un mondo ovale che non è più “pane e salame” e anche chi lo rappresenta non può essere più tale“. E’ la consapevolezza del professionismo quello al quale tutto il movimento ovale italiano si deve abituare, prendere atto che esistono due team e solo due dove le cose si fanno in altro modo perchè è l’unico modo di farle per portare il nostro rugby ai livelli che tutti auspichiamo. Il problema è che dietro questo professionismo magari un po’ dorato non ci potrà essere un dilettantismo esagerato come stanno mettendo in mostra, specialmente per parte dei suoi dirigenti, le società di Eccellenza e la FIR stessa, fosse così la pena sarebbe la creazione di realtà fra loro avulse nello stesso movimento sportivo. In questo senso la nuova associazione o sindacato, chiamatela come volete, ci mette di fronte ad una riflessione più vasta alla quale tutti ci dobbiamo richiamare: il dilettantismo non è un valore del rugby,  la consapevolezza di dover avere una solida base professionistica invece ci aiuterà a vivere meglio i nostri veri valori sportivi ed a manifestarli ancora meglio dentro le nostre Società di periferia.
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