Jason è un tipo asciutto in tutti i sensi: affabile, concreto e diretto. Classe ’69 Jason Anthony Wright, questo è il nome per intero, è nato a Wellington, New Zealand, dove ha giocato a rugby per Otago per poi trasferirsi nel meraviglioso campionato inglese prima con Richmond e poi con i London Irish. Il suo arrivo in Italia si chiama Benetton Treviso e poi la panchina, a San Donà di Piave, sulle rive di una delle più storiche società di rugby del Veneto risalita da quest’anno, a far onore ai mitici tempi del Fracasso, nel massimo campionato di Eccellenza. Il San Donà in campionato ha fatto vedere di che pasta è fatto anche alle prime della classe portando a spasso per l’Eccellenza un gioco frizzante e veloce, spavaldo e coraggioso, inconsueto per una neopromossa. Molti i giovani del vivaio del Piave a disposizione di Jason che, forte del suo Master in Psicologia, vede le cose in maniera serena e sa che, nonostante la buona posizione di classifica, la sfida nel rugby è sempre aperta. Ecco il risultato di due chiacchiere fatte con Jason.
Stefano Franceschi : Cosa c’è dietro questo San Donà e cosa ci presenta di nuovo nel nostro rugby ?
Jason Wright: Quando parliamo del Rugby San Donà dobbiamo ricordarci che sale dalla Serie A, è una neo-promossa, sta facendo una nuova esperienza e, dobbiamo dirlo, la stiamo facendo bene, stiamo lottando bene. Abbiamo vinto con squadre importanti, siamo arrivati vicini con team come Mogliano, Viadana, Calvisano, Rovigo. Il San Donà è una squadra fatta da tanti ragazzi provenienti dal vivaio e tutti vanno molto bene. Abbiamo fatto perciò cose importanti grazie ai nostri giovani, nell’ultimo match abbiamo giocato in prima linea con due ventenni, Matteo Zanusso (classe ’93), lui proveniente dalla Benetton, ed il tallonatore Kudin (classe 92); giochiamo spesso con due giovanissimi in mediana, Rorato (classe ’92) che sta facendo bene ma manca di esperienza, ed Enrico Bacchin (altro ’92). Certo tutti i giovani che abbiamo fanno errori che altri non fanno ma non mi pesano i loro errori perchè è il sintomo della loro crescita tecnica.
S.F: Secondo te che cosa mette in mostra di speciale il Campionato di Eccellenza?
J.W: Noi siamo saliti dalla Serie A ed abbiamo notato che il livello qui è davvero più alto per intensità e velocità di gioco; c’è una gran differenza fra singoli team, a me piace come gioca il Petrarca, Mogliano, Calvisano, veloci e alla mano, mi piace meno Viadana che gioca molto con i piedi e punta molto sugli errori degli altri. Io punto e vorrei dai miei sempre di più gioco alla mano, il possesso è fondamentale nel rugby moderno, questo è quello a cui deve puntare la Eccellenza. Certo per fare questo abbiamo bisogno di giocatori di qualità, allora dobbiamo lavorare moltissimo. A San Donà, per il fatto che arriviamo dalla Serie A e dobbiamo fare il salto di qualità, soffriamo un po’ ma ci stiamo lavorando molto.
S.F: Che percorso tecnico sta facendo il tuo San Donà?
J.W: Stiamo cercando di lavorare tanto su tecnica individuale e sul movimento del gioco. Passare bene e prendere bene la palla, questo è un fondamentale di gioco molto importante, cose semplici fatte bene. Vogliamo essere veloci, arrivarci prima degli altri, sulla palla, sul punto.
S.F : Cosa ne pensi di una Selezione veneta, per il PRO12 ad esempio?
J.W : E’ molto interessante. Dobbiamo guardare alla esperienza della Amlin Cup, le squadre che vanno a giocare li fanno troppa difficoltà e dobbiamo pensare anche a questo, mettersi insieme è importante. Una squadra solA nel Veneto che giochi ad Alto Livello è la possibilità di far crescere di più e più velocemente i nostri ragazzi. Non so assolutamente come funzionerebbe una cosa così ma l’idea mi piace.
S.F : In testa al ranking mondiale ci sono oramai quasi in pianta stabile i tre grandi paesi del Sud del mondo. Cosa c’è di più e diverso li rispetto all’Europa?
J.W : Il rugby in quei paesi è il primo sport in assoluto, prima fascia assoluta, mentre in Europa non è così; laggiù a 5 anni i bambini cominciano a giocare a rugby. Tecnicamente abbiamo questo vissuto. C’è però anche un forte legame fra sport e scuola, si fa sport a scuola e si fa tantissimo rugby a scuola. In quei paesi le cose sono strutturate in modo diverso, il club è si importante ma tutto parte dalla scuola, si gioca fino a 18 anni per il team della Scuola e non per il Club.