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FORZA RUGBY

RUGBY PARTECIPATO, VICINO ALLA GENTE. IL CASO TORINO.

Torino

Si fa strada sempre di più nel rugby il principio della partecipazione diffusa alle società, è di questi giorni il nuovo ed ultimo esempio, quello del  CUS Torino AD MAIORA RUGBY 1951 che il suo Il Direttore Generale Ippolito spiega così: “… è ispirata ad un modello di finanziamento che per la prima volta in Italia è rivolto alle aziende, e questa non è una novità, ed alla diffusione della proprietà azionaria presso il pubblico degli appassionati”.

Il Cus Torino conta ad oggi 500 tesserati ma punta in alto, racconta il Presidente D’Elicio:” A livello quantitativo l’obiettivo è arrivare alla quota di 1000 tesserati, anche attraverso una politica di decentramento sulla città delle scuole di rugby Ad Maiora. CUS Torino AD MAIORA Rugby metterà a disposizione 151 quote supporter, del valore di 900 euro l’una. La prenotazione della sottoscrizione sarà poi valutata dal CDA societario e, se accettata, darà diritto a ricevere una serie di servizi esclusivi che permetteranno agli azionisti di vivere in maniera diretta e coinvolgente la vita societaria..”

La proposta di sottoscrizione è quindi parte di un ampio progetto di crescita qualitativa e quantititativa del rugby torinese e piemontese, un progetto che parla di acquisizione di immobili e di organizzazione, di formazione e di risultati sportivi, progetto vasto, bello, ineludibile.

Cus Torino AD MAIORA RUGBY 1951 è di fatto un progetto di “public company” che tenta la duplice via, con una proposta unica, della soluzione alla copertura economica delle proprie ambizioni ed anche del maggior coinvolgimento del territorio.

Una cosa già molto simile si è vista questa estate a San Donà con INVESTOR H dove la pubblica adesione si limitava alla sponsorizzazione della maglia. Una forma anche questa di partecipazione più rivolta alla “passione” del proprio territorio.

Torino rimane sicuramente il primo esempio conclamato di public company ma la storia del rugby di provincia è già di fatto solo ed unicamente così, più o meno questo sia ribaltato sulle “quote azionarie” del singolo club; la vera novità che viene dal Piemonte è invece l’affiancamento di questa “raccolta di capitale” ad un progetto così vasto e pulsante. Il CUS Torino, esempio sportivo importante  specialmente nel settore giovanile, rilancia con la proprietà diffusa un modello non nuovo ma attuabile ora più di qualche anno fa, ora che il rugby ha una finestra importante, ora che il rugby è davvero “visto”.

Le soluzioni di San Donà e di Torino, così diverse ma così in fondo simili, rilanciano un tema caro al rugby, ovvero il suo collegamento con il territorio; in un momento in cui lo sport “maggiore” si cristallizza su palcoscenici sempre più “stellari” e sempre meno sportivi è bello questo rilancio verso il basso, è una soluzione cara al rugby, forse è la vera soluzione per il nostro rugby: vicino alla gente.

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