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FORZA RUGBY

ROMA NUN FA LA STUPIDA

Appia-Rugby

A Roma i “Campi dell’Acquedotto” in via Appio Claudio, sede della Appia Rugby

Si parla di Roma, ci fanno ogni anno le partite del Sei Nazioni e qualche volta  la Nazionale ci si rifugia anche per i test match, nella Capitale la Nazionale si ritrova anche per i ritiri e per gli allenamenti, per i ritrovi e per i test, insomma il rugby azzurro respira e vive a Roma, città che lo affronta generalmente disincantata e con modesto pathos intruppata com’è nei suoi mille eventi giornalieri, fra le mille star che la attraversano, fra Totti e Klose.

L’Eccellenza a undici squadre aveva quest’anno 4 team dal Veneto, 2 dalla Lombardia, 1 dall’Emilia, 1 dalla Toscana e ben 3 della sola città di Roma, di questi ultimi non si è sentito il peso in Campionato se non quello, da un certo punto in poi, delle Fiamme Oro che però si sono classificate solo settime. Poi c’è la parentesi pubblico che, gira e rigira, ammonta a qualche centinaia  di spettatori medi per campo, poca cosa per una città che accoglie mediamente settantamila persone a vedere la Nazionale e che conta molti milioni di abitanti.

Nella geografia del rugby Roma era tornata quest’anno in modo davvero possente ma i risultati sono stati scarsi, tanto più sul piano più generale o soprattutto economico, cose che di solito la presenza di una Capitale riesce a portare a tutto il Campionato. Da una città come Roma infatti ci si aspetta una spinta anche in termini di risorse e non che ci vada un Benetton da Treviso per farla crescere.  Il rugby romano è giusto che si interroghi su questi aspetti perchè non può bastare una conferenza stampa congiunta ad inizio stagione dei team di Eccellenza per parlare di futuro così come, forse, non è nemmeno necessario che tutti debbano per forza stare insieme per trovare lo spunto e la partenza giusta. Se uno ha le chanche se le giochi.

Ogni tanto Roma viene usata dalla FIR per lanciare qualche proclama, tipo quello  “porteremo una franchigia a Roma”, che intende una squadra per il campionato celtico ma in verità sembra più un motto del tipo “spezzeremo le reni alla Grecia”, che poi sappiamo come è andata a finire.

Dedicare un pezzo a Roma per suonarle la sveglia è già di per se opera rischiosa, i romani soffrono spesso del complesso della Capitale e quando non riescono ad esserlo sono dolori, per gli altri però. Invece è tempo di chiedersi: cosa pretende il rugby da Roma? Questo è l’argomento scottante che, tanto per allontanare la risposta,  a qualche sciocco, anche romano, piace tanto infarcire di politicismi. La domanda invece è pertinente perchè per qualcuno il rugby romano conta solo per eleggere il Presidente della federazione, oppure per mischiare i voti in Consiglio. Non deve essere così.

Roma è un vivaio importante, fucina di campioni, con Società che portano gran rugby giovanile anche in giro per la penisola, è questa davvero la sua vocazione? Allora diamole quello spazio, ma diamoglielo davvero, valorizziamo questo rugby per questa città, che non è una città qualsiasi, se invece è altro, che altro sia. Roma ed il Lazio non devono più stare nel limbo. C’è una strada da prendere, la stagione di Eccellenza ha messo questo punto interrogativo a disposizione, è una opportunità.

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