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QUESTIONE D'ELITE

ECCELLENZA: DURA MINGA DURA NO NON PUO’ DURARE

samoa

Splendida Samoa

Mentre in troppi si preoccupano pressochè esclusivamente dei grandi destini dei pochi giocatori italiani che giocano nel rugby che conta, saranno sempre meno, mentre autorevolissimi protagonisti del rugby scritto e cantato si preoccupano se ci fa meglio mandare i giocatori di cui sopra a giocare tre partite con i grandi club d’Europa o del Mondo o sulle condizioni di accessibilità del Top14, sul nuovo Super XV, sul neozelandese che si trasferisce da club a franchigia, sul futuro di Sonny Bill Williams o sulla nuova fiction che coinvolgerà il  reale Tindall, mentre un 80% dello spazio media dedicato al rugby in Italia si occupa di questo il rugby italiano crolla.

Rugby italiano, si dai, vi ricordate? Quello giocato da quelli che stanno fra Bolzano e Caltanissetta, tutti quei cognomi strani, quasi inconiugabili con quelli di cui di solito si trova ovunque e continuamente menzione? Garfagnoli, Ferraro, Amadasi, Biancaniello, Zanusso, Cocivera, Di Stefano, Lubian, Cialone, Cicchinelli, Belardo, Giancarlini, Ceccato, Cocchiaro, Capraro, Pietrosanti e chi sono questi ? Questi sono giocatori del massimo Campionato Italiano, si chiama Eccellenza. Ci si ferma alla Eccellenza ma sotto ci sarebbe la Serie A e via fino alle giovanili, tutti cognomi così, gente che mastica lo stesso fango anzi, di più.

L’Eccellenza è tante cose che non vanno bene ed ogni anno è sempre più dura, quest’anno più degli altri, si percepisce, si sente nell’aria. Si sentono i dirigenti stanchi, la benzina sta per finire, purtroppo non solo i soldi ma anche le energie, sta sparendo persino quella dinamica propositiva a volte cialtrona ma positiva che l’ambito dirigenziale forniva all’ambiente, alcune realtà smettono persino i panni conservativi, si sentono discorsi solo e sempre al ribasso, non solo non c’è speranza di crescita ma si teme per una decrescita distruttiva.

In Eccellenza ci giocano dieci squadre che, per un paese di sessanta milioni di abitanti, per la seconda federazione dello stivale  in termini di bilancio, per un numero di Società sportive di circa settecento e per un numero di centomila tesserati, non sono poi molte, in teoria. Facendo i conti l’Eccellenza porta in campo non più di 350 tesserati giocatori in cui vanno considerati anche una quarantina di stranieri e poi un numero simile di dirigenti e staff. Cosa sono questi numeri dentro i centomila, i 45 milioni di bilancio FIR , i sessanta milioni, ecc ecc ? Sono nulla,ma purtroppo sono quel “nulla” perchè nessuno se ne occupa davvero.

In realtà le dieci squadre di cui sopra sono già otto in termini di accessibilità al Campionato (per risorse economiche e per rosa) e queste si dividono almeno in altre due categorie per approccio al Campionato: quelle che realisticamente sono costruite per vincerlo sono forse quattro o cinque. L’Eccellenza è una realtà che però costa molto mentre i ricavi sono sempre diminuiti negli anni e ngli ultimi due molto di più, non solo a causa della crisi economica ma anche e soprattutto dal progressivo fagocitare degli spazi da parte “dell’Alto Livello” e soprattutto del rugby internazionale entrato nelle nostre case in maniera sempre più potente anche e soprattutto grazie ai mutati obiettivi della nostra stessa Federazione che ha escluso per il rugby italiano un futuro di crescita diffusa.  

E’ chiaro che l’Eccellenza in questa prospettiva di difficoltà economica crescente, di progressiva ulteriore scomparsa di spazi, di mancanza di centralità nella vocazione federale, di appiattimento a livello meno che localistico della visibilità, di abbattimento della propria vocazione a costruzione di vivai e di sottrazione della gestione delle risorse umane e sportive territoriali, non ha alcun futuro. Non ha alcun futuro come Campionato, come raggruppamento di “elite” nazionale, come intermediazione di crescita del nostro sport.

Ritornano allora alla mente, per i vecchi portatori di ricordi televisivi d’altri tempi, i simpatici sketch dell’Ernesto Calindri ed il suo China Martini e,  in questa disanima disgraziata, ci sta bene per l’Eccellenza il pragmatico dialetto meneghino: dura minga, dura no, non può durare.

Smettesse la FIR di negare alla Eccellenza di costruirsi un suo futuro, lasciasse libera la costruzione di una Lega, perchè questo sta accadendo, questo è il lacciuolo di cui nessuno parla. Se cresce un massimo campionato italiano tutto il rugby ci guadagna, ma proprio tutto, altrimenti prima o poi il motto del Calindri varrà anche per la Federazione stessa. O lei si può trasferire a Samoa?

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