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MEDIA & SPORT

LE EMOZIONI DEL RUGBY SU DMAX E … CI HA DETTO ANTONIO RAIMONDI ..

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Antonio Raimondi e Vittorio Munari , il magico duo delle telecronache del rugby

Incontri ravvicinati, quest’anno accade, siamo usciti da pochi mesi dagli studi di SKY con le sue telecronache Mondiali e ci buttiamo dentro quelli di DMAX per quelle del Sei Nazioni, impossibile non fare un confronto, è troppo ghiotta la tentazione di schiacciare o no il bottone del “mi piace”.

In realtà i due approcci sono molto diversi e la differenza alla fine la fa soprattutto il collegamento dallo studio. Una proposta generalmente più ricercata, più “giacca e cravatta” quella di SKY, indirizzata ad un pubblico più “maturo” e pre-selezionato, una visione che ricalca molto l’esperienza del calcio, ritmo sostenuto in studio, più nazionalpopolare quella di DMAX, molto vicina alla gente, taglio da televisione generalista, alla fine si va in chiaro e la differenza va marcata.

Se in studio la battaglia pare a favore di SKY quando questa si sposta sulla telecronaca allora è DMAX che fa bingo, non c’è storia o forse la storia c’è ed il popolo del rugby la riconosce nella telecronaca del duo Antonio Raimondi –  Vittorio Munari.

Da queste parti in questi giorni si è fatto due chiacchiere con Antonio Raimondi e quando si è provato a dirgli che in generale la “qualità del rugby su DMAX pare ….” lui non ci sta e riparte da zero, ci dice Antonio:” Credo che il concetto di qualità giri intorno alla capacità di esprimere davvero il gioco che stai rappresentando, trattare uno sport in modo da raccontarlo sia a chi lo conosce e per il quale conta molto la interpretazione che gli dai, sia per gli altri ed allora conta la curiosità che riesci a trasmettere, curiosità che poi si trasforma in voglia di approfondimento“.

Troppo facile Antonio, così pare che abbiano ragione tutti, ma lui incalza “Invece no, guardiamo il metro di giudizio per sondare una telecronaca. Questa deve essere prima di tutto coinvolgente, raccontare e trasmettere emozioni, le emozioni del rugby però, dopo ci sono la tecnica e la tattica ed allora l’importante è prima raccontare poi interpretare ed infine magari riuscire ad anticipare quello che accadrà da li a pochi minuti“.

Trasmettere le emozioni del rugby insomma, veramente quelle, lo sport non è generalista, il rugby ha le sue emozioni e saperle raccontare non è da tutti. Lo slang di Munari, la risata genuina e pulita di Raimondi, i dettagli raccontati come se il fango ti colasse ancora addosso, sono parte del piccolo segreto del successo di questo duo del rugby, in sintesi, ci dice Antonio RaimondiEmozioni e competenza e le emozioni nel rugby sono davvero speciali”. 

Ascoltato questo vale la pena pensarci un attimo perchè questa storia di raccontare le emozioni autentiche del nostro sport è una chiave importante; ritorna allora alla mente il Mondiale di SKY ed ecco un lampo che ci fa dire: ma che ci faceva in studio Elio, quello delle Storie Tese? Che senso aveva …. . Ad ognuno le sue forzature.

Resta il fatto che, per quanto visto fino ad ora quest’anno, quando la cosa passa dal campo agli studi di DMAX, dove un sempre bravo facciotuttoio Daniele Piervincenzi imbocca domande e risposte ad ospiti a volte taciturni, a volte senza suggestione, la cosa si fa seria ed il flop è dietro l’angolo.

Mostri sacri del rugby come Paul Griffen e Mauro Bergamasco, gente in gamba in campo ma quasi incomprensibile quando parla in studio, dimostrano che saper giocare a rugby non significa automaticamente essere degli speaker. Chef Rubio è un buon taciturno e l’arbitro Maria Beatrice Benvenuti è ingessata in un ruolo che, preso correttamente come fa lei, non può lasciare spazio ai colpi di testa. Il Piervincenzi viaggia con il copione, lui la sa sempre prima, abolita la fantasia, ingabbiato il futuro, la noia come standard, politically correct ad oltranza. Già, e le emozioni?

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