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AFFARI ESTERI

L’AZZURRO FACILE ELEGGIBILE. IL CASO HAIMONA.

Haimona

Kelly Haimona in maglia azzurra

Kelly Haimona, classe ’86 ex Lyons, Calvisano e Zebre, torna a giocare nella sua Nuova Zelanda, farà la ITM CUP, il campionato neozelandese,  con Bay of Plenty. Tutto normale, tutto regolare, tutto a posto? Si, eppure si sente uno stridio.

Kelly Haimona, tanto per ricordarselo, è uno dei nostri “azzurri”, uno di quelli programmati direttamente dal Presidente Alfredo Gavazzi che, a suo tempo, si vantò essere stato direttamente lui ad aver “suggerito” a Brunel l’inserimento in Nazionale di questo giocatore. E allora? Direte voi, cosa c’è mai di strano? Avete ragione, Haimona non ha fatto nulla di strano, sia chiaro, anche se quello stridio si sente ancora. Un po’ strano semmai è che un Presidente faccia anche certe cose ma Gavazzi ha fatto molto di peggio e questo non è il contesto in cui parlarne. Ora si parla di Haimona, la nostra apertura del futuro, colui che ha collezionato 11 caps in Nazionale italiana, magari in un ruolo che non era il suo ma neanche questo conta più, la maglia sempre azzurra era, per il numero sulla schiena abbiamo già detto.

Kelly Haimona prese il posto in Nazionale solo perchè era eleggibile, aveva giocato tre anni in Italia ed era azzurrabile: nessuna formazione italiana, nessuna  accademia, nessuna coessenza con la nostra Nazione, nessun parente tricolore emigrato in passato da vantare, nessun attaccamento alla nostra scuola, tanto meno con il nostro mondo del rugby, solo tre anni fra i campionati italiani, una studiatina all’inno di Mameli e via con la maglia azzurra sui campi.

Ci si ricorda tutti che, nonostante i soli 11 caps, c’è stato pure un momento che Kelly era stato promosso “eroe nazionale” dal nostro rugby, soprattutto dai commentatori tv troppo veloci e troppo dediti all’audience e poco alla realtà. Era un tripudio di Kelly: Haimona qua, Haimona su, Haimona giù.

Poi un giorno le Zebre dicono stop e “l’azzurro” Haimona torna a casa sua, mette fra la nostra maglia azzurra e se stesso circa 18.000 chilometri, continuerà a giocare con il suo club neozelandese  poi, chissà, magari insegnerà rugby nel suo paese, tanti saluti e chi si è visto si è visto.

Tutto normale? Eppure qualcosa non torna, i conti non fanno pari ma da queste parti si ha molta fiducia nella nuova gestione di World Rugby, i suoi vertici sono stati molto chiari: basta “eleggibilità” facile. La maglia della Nazionale del proprio paese conta eccome.

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