Lo spottone è finito, nel Pro14 Benetton e Zebre adesso sono una di fronte all’altra, le prossime gare saranno per loro i “derby” locali di andata e ritorno, vince solo una delle due, sarà difficile lodarle contemporaneamente tutte e due come accaduto in questi ultimi mesi.
Benetton e Zebre hanno perso, tanto, giocato male, tanto, però è sembrato, dai proclami di questi mesi su stampa e web, che fossero quasi prime in classifica o che ci mancasse un attimo.
Complice il Coach della Nazionale, le sue dichiarazioni di impegno e di rinnovamento e la sua simpatica affidabilità, in queste 10 giornate di Pro14 per quanto riguarda Benetton e Zebre è parso di vivere in un reality. Una finta realtà costruita ad arte, tamburellata con insistenza a volte con esaltata convinzione: le due “franchigie” vanno bene, crescono, c’è attacco, c’è difesa, c’è fitness, c’è fiducia, c’è un buon ambiente, ci sono tanti giovani, ci sono tanti italiani, abbiamo l’apertura, abbiamo i centri, abbiamo la prima linea invincibile, facciamo tante mete, quella difesa è impenetrabile e via così, tante di queste cose.
E’ questo il ritmo che è girato fin quasi ad oggi, certo un po’ spento dopo la magra figura dei Test Match azzurri, perchè le due cose si sostenevano mediaticamente l’una con l’altra. Ma oggi i conti sono lì con la loro evidenza.
Le Zebre hanno giocato 14 match, 10 in Pro14 e 4 in Challenge Cup, vincendone 3, tutti in Pro14, subendo complessivamente 465 punti (33 a partita) e realizzandone 302 (21). Le sconfitte sono 11 alcune delle quali molto più che imbarazzanti specialmente in coppa dove la differenza con le avversarie, che erano Agen, Pau e Gloucester, mica delle astronavi di Star Wars, è rimasta assolutamente immutata rispetto al passato. Punti raccolti in coppa 3.
La Benetton Treviso nei suoi 14 match ne ha vinti sempre 3, sempre in Pro14, subendo 338 punti ( 24 a match) e facendone 227 (16). Ha giocato in Champions Cup con Scarlets Toulon e Bath raccogliendo 3 punti di bonus e facendo quasi uno scherzetto a Toulon (29-30). Per le sconfitte imbarazzanti non si è tirata indietro, soprattutto sul piano del gioco. Il risultato di cotanto successo ha prodotto una campagna acquisti autunnale della Benetton che, per continuare la stagione, ha portato a casa Hame Faiva (NZ, ’94, Tallonatore) e Monti Ioane (NZ, ’94, ala-centro). Adesso gli stranieri a Treviso sono una decina su circa 40 componenti della rosa.
Insomma, fatti tutti i conti, tutte queste vittorie non ci sono, i punteggi non coincidono con i proclami apparsi sui media, la distanza dal resto dell’Europa continua ad essere tale ed invariata. Ci sono sprazzi di gioco interessante, a volte bello, talenti nascenti veri e ben posizionati in campo, tutto questo però, che viene spacciato come una novità del momento, in verità c’è sempre stato. Abbiamo avuto gran bei momenti anche nel passato del nostro percorso celtico, anche il più recente, abbiamo visto nascere fior di talenti, nulla è solo di oggi. L’altra costante che appartiene ad oggi come al passato è la totale mancanza di risultati concreti.
Non si citano qui, per tutto questo poco che si è visto, i milioni di euro che sono stati spesi dalla Federazione per le “franchigie” altrimenti qualcuno se la prende a male, l’Italia dei “tifosi” non sente ragioni, quella dei rugbisti però sa di cosa qui si sta parlando.
Per questo non può stupire quanti cominciano, anche nei segreti corridoio federali, a parlare di una sola franchigia in Europa, di un nuovo processo di crescita, di un cambiamento di strada necessario. Il rugby italiano deve prima o poi mettersi in moto e, ad oggi, le due “franchigie” non sono una spinta, dispiace dirlo ma sono un peso.
Ci siamo raccontati fra di noi di un successo che non c’è, forse per scaramanzia, forse per fiducia, certo per passione, ma ora abbiamo veramente bisogno di pensare alla crescita del rugby italiano. E’ palese: Benetton e Zebre non ci bastano.