E’ il momento di cominciare ad avventurarsi nella campagna elettorale che porterà alla data del 13 marzo, giorno della convocazione della Assemblea Federale per l’elezione del nuovo Presidente della Federazione Italiana Rugby. I candidati sono sei ed “Il Nero il Rugby” non se ne farà mancare neanche uno ma proveremo a fare anche qualcosa di più. Pronti, via!
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Qualche giorno fa sui social è spuntato un dibattito fra due autorevolissimi personaggi che si confrontavano educatamente (lo si sottolinea perchè ci sono molti frequentatori del web che dovrebbero imparare questo aspetto), su un concetto che dovrebbe essere il primo fra tutti quando si affronta una scelta come quella della prossima Assemblea Federale: di che “tipo” di Presidente ha bisogno la nostra Federazione?
Visto il dibattito fra i due si è provato a sintetizzare il tutto in una domanda
- “come deve essere il prossimo Presidente, un rugbista vero affermato ed esperto con qualità di gestione o soprattutto un manager che però conosca l’ambiente ovale ed il rugby? “
I due contendenti erano Carlo Frangioni Spin Doctor del Candidato Giovanni Poggiali del gruppo Rugby Italiano (PALC) e Massimo Giovanelli che non avrebbe bisogno di alcuna presentazione ma che oggi raccontiamo nella sua veste di Fondatore di Renovatio Italia Rugby, gruppo che appoggia la candidatura di Marzio Innocenti.
Il tema che i due hanno voluto affrontare è sicuramente centrale nel dibattito elettorale e, a dispetto dei soliti corvi, molto meno strumentale di quello che si pensa. Perciò, girata a loro la domanda di cui sopra, così i due hanno sintetizzato la loro posizione.
CARLO FRANGIONI – Rugby Italiano (PALC) “Credo che gli unici criteri sensati per valutare le qualità di un candidato presidente in questo momento storico siano legati a: avere una visione chiara di dove dovrà andare il movimento, avere la capacità di mettere insieme competenze e professionalità nella gestione delle aree sensibili, saper coordinare queste risorse e conoscere profondamente le dinamiche del mondo dei Club (vero terreno di prova del prossimo mandato). Quindi mai più un Presidente “sovrano” e accentratore ma un vero direttore d’orchestra. In tutto questo cosa c’entra avere indossato la maglia azzurra? Niente. Sarebbe troppo facile elencare i fallimenti di ex azzurri collocati in settori strategici della nostra ed anche di altre Federazioni solo per aver indossato la maglia nazionale o aver vinto una medaglia. Ben venga un ex campione ma se ha veramente le qualità per essere anche un buon direttore d’orchestra”.
MASSIMO GIOVANELLI – Renovatio Italia Rugby “Avere un passato sportivo di alto livello in una disciplina per la quale si sceglie di candidarsene ai vertici, diventa un valore aggiunto in termini di conoscenze delle dinamiche di gestione, sostegno e sviluppo di un movimento sportivo; i clubs hanno bisogno di concretezza per l’oggi e lungimiranza per il domani, fatti indispensabili per avere una visione chiara delle linee guida progettuali e delle figure necessarie per raggiungere tali obbiettivi.
Non ultimo, la rappresentatività della figura presidenziale che è nella sua autorevolezza una condizione fondamentale per ottenere la necessaria fiducia nei consesso internazionali del rugby mondiale; cosa di cui abbiamo grande bisogno in questo momento“
Se a molti la distanza fra i due potrà sembrare non così profonda in realtà lo è eccome. Da una parte la “gestione” diventa determinante, se ne privilegia il suo primato nel profilo del candidato in funzione anche del “momento storico” che il rugby sta attraversando, si guarda alla figura del “direttore d’orchestra”. Dall’altra parte si sottolinea come essere una persona che arriva ed ha vissuto profondamente il rugby significhi una maggior vicinanza al singolo problema del movimento e soprattutto dei club, insomma essere piantati nella parte viva del nostro mondo.
Entrambe le posizioni sono ben presentate e correttamente poste, ricavarne una considerazione finale è il lavoro di ogni componente del movimento. Secondo “Il Nero Il Rugby” la cosa importante è che si scelga partendo da qui, scevri da pregiudizi, se si pensa davvero al movimento ovale e si sceglie il Presidente in funzione di ciò, porsi questa domanda è il primo passo.
Da queste parti non ci si è mai astenuti su nulla e sul tema posto una considerazione intanto si riesce a farla: le due tesi sono talmente entrambe ben poste che forse la battaglia fra i candidati dovrà essere quella di riuscire ognuno ad invadere il campo dell’altro. Non possiamo fare a meno dell’esperienza ovale e della sua profondità e non possiamo non avere un vero “gestore” (traduzione italiana della parola “manager”) alla guida del movimento.
Intanto partiamo da qui, con un grazie a Carlo e Massimo che ci hanno aiutato a farlo.