Scusa. Si chiede scusa, prima di tutto a chiunque abbia anche una sola goccia di sangue argentino, per aver pensato di poter battere la Nazionale di rugby biancoceleste e per averlo raccontato ai quattro venti; vista con la Francia sembrava dura ma non impossibile. Invece è un altro Pianeta. Con la P maiuscola.
Sconfitta molto triste quella italiana, sembrava impossibile potesse essere così… invece. E ci sono allora tre pianeti tutti nostri da raccontare. Tutti positivi, che oggi è già tutto abbastanza triste così.
Il primo è quello dei “bischeri sognatori”, evidentemente ci vive anche chi scrive qui e adesso. Si pensava che ci fosse di più da questa Nazionale, che si potesse vincere o perdere bene, invece è stato un disastro. Un nulla, come le nostre osannate seconde e terze linee di quella partita: sparite.
Si pensava di più, ma era solo grancassa, era bello però crederci un attimo. Poi vedi che loro quando fanno i cambi crescono e noi invece si cala: inammissibile dopo vent’anni di Sei Nazioni e, negli ultimi dieci, circa sessanta milioni di euro spesi in franchigie “celtiche”. Ma, anche lì, chi li tocca più quei santoni?
Il secondo pianeta è quello dei “bravi adulatori”. Dal Raimondi al Pierantozzi, incolpevoli estimatori del nulla quantico, per dovere di rispetto alla testata ed al suo investimento. Sentire in televisione giustificare le inconsistenti mosse degli azzurri verso gli argentini, soprassedere sugli errori gravissimi di certi piccoli idoli locali, dà la dimensione della durezza del loro lavoro di questi tempi. La lista in questo gruppo è lunga, giornalisti della domenica e artisti del politically correct. Tutti perdonabili di fronte al nulla azzurro che si è visto. Raccontarlo integralmente infatti sembrerebbe quasi “alto tradimento”.
Il terzo ed ultimo pianeta che raccontiamo oggi fra quelli visitabili dopo Italia Vs Argentina dello scorso fine settimana è quello del “hai visto Irlanda-All Blacks?” . Un pianeta fatto di gente normale che ama il rugby e mai potrebbe andargli contro, che preferisce dimenticare in fretta ed aggrapparsi al proprio sport, chiunque giochi. Sono quelli che il giorno dopo il baratro di Treviso ti incontrano e ti fanno la domanda di cui sopra. Perchè loro “c’erano” a vedere gli irlandesi che giocavano gran rugby, ormai sono abituati a guardare gli altri e fanno anche il tifo: per i verdi o i neri, quelli del Mandela o quelli della Rosa. Persino gli scozzesi a loro in fondo sono simpatici. Bravissimi, gente da “forza rugby sempre”. Oggi si deve dire: meno male che ci sono.
Poi c’è il Pianeta dove sono gli argentini, da Boffelli a Gallo, tutti insieme. Nonostante due anni terribili trascorsi dalla loro Nazionale e da loro stessi, tutti migranti da uno o due anni, con il loro team (Jaguares) chiuso ed il contratto da cercare in Europa, come ai vecchi tempi. Il loro rugby che soffre e la loro federazione che arranca e loro che si ritrovano solo per fare la Autumn Series, gente che a casa propria non ci gioca da quasi due anni.
E, nonostante tutto, giocano un gran rugby. Eccolo lì, l’altro Pianeta, quello con la P maiuscola.