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FIR E DINTORNI

ITALIAN QUALIFIED EXILES: L’ULTIMA SPIAGGIA DEI PERDENTI

Trapelano informazioni sul progetto, intitolato  “Italian Qualified Exiles”, che Francesco Ascione presenterebbe al Consiglio Federale: un progetto finalizzato al monitoraggio ed alla selezione di giocatori all’estero che possano essere eleggibili per le Rappresentative Italiane

Quello che si vede di questa nuova idea del Super-Dirigente federale, uomo talmente potente che per molti anni la FIR è stata chiamata “Federascione”, è che sembra più che mai l’ultimo atto dei perdenti.

Dopo aver fallito in lungo e largo per un decennio nella formazione di nostri talenti, dopo una valanga di milionate investiti per ottenere poco o nulla dal nostro progetto Accademie (basta leggere il XV della nostra Nazionale maggiore per rendersene conto), ci viene proposto di investire per mettere in piedi una organizzazione che i talenti se li vada a prendere all’estero.

Si tratta infatti di mettere nel mirino e qualificare sudafricani, australiani, argentini e britannici che giochino un domani in azzurro: l’ultima spiaggia di chi ha perso la sfida della formazione a casa propria e punta a quelli formati dagli altri. Niente di male, diranno molti di voi, lo fanno anche gli altri, la Scozia ha una Nazionale basata su questo. Tutto vero, è una scelta.

Ma la scelta di questo progetto è brutta davvero perchè non cerca giocatori solo per la Nazionale maggiore ma anche la nostra Nazionale Under20, con buona pace dei nostri giovani tanto osannati, ed addirittura per la Nazionale Femminile, l’unico pezzo del nostro rugby che vince davvero.

Il progetto “Italian Qualified Exiles”, che sembra scopiazzato da quello della SRU, per la sua componente più giovane verrebbe pubblicizzato in UK ed Irlanda  a mezzo canali social ed avrebbe un suo portale web per la raccolta adesioni, verrebbe alimentato e monitorato con camp di selezione periodici in UK e coinvolgerebbe ragazzi Under17 e 18 per il maschile e Under17 -18 -19 per il femminile. I selezionati entrerebbero poi direttamente nelle Accademy delle Franchigie.

Il progetto è una ammissione di colpa sull’arretratezza del nostro sistema di formazione, una deriva da insuccesso, è palesemente in concorrenza con i nostri club ed i nostri ragazzi (quasi un progetto anti-italiano) ma, al di là di tutto questo, è una strada che non si può far finta non esista.

Certo che quando Marzio Innocenti presentò il suo programma intitolato “Dai Territori l’Azzurro” non si pensava quei territori fossero in Sudafrica o nella periferia di Bristol  e i club che dovevano diventare “protagonisti” fossero quelli del Queensland o dei dintorni di Canberra, di Rosario & San Miguel de Tucuman. O almeno non la avevamo capita così.

Evidentemente, visto anche i pasticci combinati con le accademie in questi ultimi mesi,  l’acqua ci è proprio arrivata alla gola e, si sa, in questi casi si impara a nuotare.

Anche se, portate pazienza, ci fa strano dover nuotare nei mari altrui e, ancora di più, il fatto che colui ora ci dovrebbe insegnare a nuotare sia lo stesso che ci ha buttati in acqua senza salvagente.

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