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FORZA RUGBY

RUGBY DI IERI E DI OGGI: IN MEZZO C’E’ RYANAL

Che peccato che ci sia stato bisogno della intervista al magico arbitro (in pensione) Nigel Owens perchè buona parte del mondo del rugby, specialmente qui in Italia, si accorgesse che la decisione del fischietto francese Mathieu Raynal nella partita di “The Rugby Championship” fra Australia e Nuova Zelanda era corretta.

Ricordiamo i fatti: con l’Australia in vantaggio, a tempo quasi esaurito, con un calcio a favore degli Wallabies a cinque metri dalla propria linea di meta, l’arbitro aveva sanzionato la perdita di tempo degli australiani girando il calcio. I neozelandesi  avevano preso palla e poi, immediatamente andati in meta, hanno chiuso l’incontro vincendo. Immaginate le polemiche. Si è poi anche letto che tutto il can can veniva montato solo perchè l’arbitro era francese: il gioco di potere in questo rugby e campionati posseduti da fondi di investimento, pare non avere nessun confine.

Ma la decisione di Raynal era, a termini di regolamento ineccepibile, aveva richiamato diverse volte gli australiani a riprendere il gioco senza venire ascoltato. Taaaaaac.

Ragionandoci su è parso che questo fischio di Raynal rappresenti lo spartiacque fra due mondi, una demarcazione che non avremmo mai voluto vedere, fateci caso. Comunque non è certo colpa di Raynal.

Dite la verità: vi piace tanto, ci si commuove, ci si fa la lacrimuccia quando si vede un giocatore intervenire per aiutare, durante un match, un avversario vittima di un infortunio, oppure quando si vede fare gesti di sportività estrema che, nel nostro sport, anche ad altro livello, esistono ancora in discreta quantità. Si chiama “fair play” ed era un motivo per cui, in passato, certe regole non dovevano nemmeno essere scritte, il nostro sport, anglosassone per nascita e dna, cercava di fare di questo “ingrediente” un proprio mantra.  Il fair play diventava anche  una questione di “onore”. Ma qualcosa sta cambiando.

Così può capitare che magari ci si gira (spesso a gioco fermo) a tirare su l’avversario che è scivolato ma si perde tempo non mettendo in gioco il pallone per non dare l’opportunità al proprio avversario di giocarsi l’ultima palla. Una cosa che, nel rugby, sarebbe stata considerata in passato una piccola vigliaccheria. Invece oggi si sentono molti dire che l’australiano “poteva” farlo…. perchè…. se si contano i secondi che sono trascorsi .. se si considera la posizione…..se si capisce il lavoro fatto fin lì….. ecc ecc.

Per questo il fischio di Raynal è lì, sopra un crinale, a dividere quello del quale ieri non avremmo mai avuto bisogno di fare: sanzionare una perdita di tempo di quel tipo, ed essere costretti a farlo forse proprio per salvare qualcosa di quel dna di cui sopra.

Per carità, non si vuole esagerare nei termini, l’onore è salvo comunque, ma quando si ha la sensazione che, per qualcuno, una vittoria cominci ad essere così importante da pesare di più di come è stata conseguita, allora ben venga il fischio del Mathieu di turno e di tutti quelli come lui. Sono loro che, lo facciano nella veste di arbitri, da giocatori o da dirigenti, salveranno lo sport e la sportività dalla passione malata di fanatici, frustrati e scommettitori.

Quella che si espone qui non è una visione di retroguardia, proprio il contrario, pensateci bene, pesate e fate i vostri paragoni: questo è davvero il modo più aperto e moderno di essere uno sport ampiamente attrattivo. Forza rugby.

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