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FIR E DINTORNI

FIR. UNA PRESIDENZA PER DISCENDENZA?

Una chiacchierata di una mezz’ora con un noto giornalista ovale di quelli davvero inseriti nelle cose di rugby, una chiacchierata fatta così tanto per godere della comune passione, il tutto fino ad una battuta che, pur risultata al momento esilarante, poi mi ha poi lasciato un puntone di domanda alto così.
Il riferimento arriva alla prossima scelta del nuovo Presidente FIR, si parla delle opzioni a, b  e c e poi giù due risate dicendoci che alla fine sono tutte invenzioni, che c’è altro ancora da vedere. Allora eccomi a fare la battuta scontata: “Ma un Presidente bisognerà pur averlo!” ed il mio interlocutore con distaccato aplomb e sano realismo “un Presidente  c’è già e chi ha detto che vuole andare via? gira gira e poi alla fine sempre Dondi sarà!“.
Ci si lamenta da tempo perchè non esiste una classe dirigente diffusa nel nostro movimento sportivo,  quando questa c’è è solo prestata al rugby o è rara e concentrata in pochissime  realtà. Sappiamo che è vero.
Questo sport in Italia è stato per dieci anni professionistico a parole ma dilettantistico nei fatti, a partire dall’apparato dirigente, a partire quindi da coloro che dovevano renderlo professionistico.  Non abbondano dirigenti di livello nemmeno in FIR.
Dondi è stato , piaccia o no e a me sapete ora non piace, un grande Presidente che ha portato il rugby italiano a livelli per certi versi insperati. Questa è storia.
Adesso che arriva il momento di passare dalla storia al futuro ci si accorge che il papà ha generato pochissimi figli e pure scarsetti, non al passo con i tempi, insomma il sostituto in grado di fare  un altro pezzo di storia, e ce n’è tanto bisogno, non c’è. 
Abbiamo visto aziende crollare sotto l’ineffabile incapacità di figli non degni della statura imprenditoriale del loro padre, sarà così il rugby? Il paragone regge eccome visto che qualcuno parla della prossima presidenza FIR come una questione  “di padre in figlio”.
Speriamo solo che non passi questa visione medioevale della FIR, dove il posto va al discendente o al designato, speriamo non passi e se ne affermi una nuova, vera e genuina, concreta e rispettabile.
Altrimenti sarà ancora il turno del “padre” ed avrà avuto ragione, suo malgrado,  il mio amico giornalista.

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