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FIR E DINTORNI

L’ITALIA DOPO RWC2011: TERRITORIO E FORMAZIONE

Il bello di aver pensato e di scrivere un blog come questo è che ogni tanto ci si può fermare a pensarci su.
E’ stato un mondiale eccezionale come ha detto il Presidente IRB? Sicuramente la comunità ovale ha goduto di una competizione seria e ben attrezzata e, per dirla tutta, questa ha offerto molti spunti a chi dovrà analizzare la evoluzione di questo gioco ed elaborare le “raccomandazioni” tecniche per i prossimi mondiali di Inghilterra.
Ha vinto il gioco europeo, duro, concreto e a volte caustico, ma non solo perchè i Campioni del Mondo vi si sono inchinati e ne hanno fatto parte, ma perchè i migliori titoli gli sono appartenuti. Quando si parla della più bella ed emergente (Galles), della sopresa pacifica (Tonga), della più dura e determinata (Argentina),  del buon  gioco (Irlanda), non si guarda al mondo del Tri Nations e pure chi lo scopiazza fa parte delle delusioni mondiali (Giappone per tutti). Dell’Australia si ricorda lo schiaffo infertogli dalla Irlanda e del Sudafrica l’anonimato di cui ha condito le sue pur belle prestazioni.
Un Mondiale così impossibile negli orari ha sfinito tutti.  Certo questo non è colpa di nessuno ma non ha aiutato la comunità ovale europea a condividerlo nelle case, nei pub, nelle club house. In questo senso RWC2011 è passato poco come mezzo promozionale del nostro sport. Basti pensare che mentre domenica, per noi erano le 10 del mattino,   in New Zealand si giocava la finale mondiale in tutta Italia erano in corso decine e decine di concentramenti e Tornei che coinvolgevano il cuore della passione ovale italica.
La riflessione principe però è una: quali sono gli obiettivi del rugby italiano dopo questi Mondiali? Nei prossimi giorni Dondi presenterà ufficialmente Brunel alla guida della nostra Nazionale e su questo ci diranno la loro, io però vorrei dire intanto una mia.
Io credo RWC2011 abbia dimostrato che bisogna ritornare al territorio, propagare la pratica ed intercettarla sul territorio.
La FIR approfitti della prossima svolta per ridare alla periferia dignità di formazione e crescita, punti sui formatori prima ancora che sui giocatori, .
Allenatori, coach e assistenti vari, tutti a fare stage in Inghilterra, Irlanda e via così..  Tornino e si spargano per il territorio a partire dalla Eccellenza fino alle categorie dei ragazzi e ragazzini.
Questi Mondiali hanno dimostrato che il rugby, se vogliamo abbia un futuro importante da noi, ci deve crescere in casa. Formare i formatori, questo bisogna chiedere alla FIR.
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