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AFFARI ESTERI

PROFESSIONISTI OVALI: LA SARU ED IL RIPOSO FORZATO

SARU

I giocatori sudafricani di Alto Livello dovranno riposarsi, saranno costretti a farlo, la stessa federazione pare infatti intenzionata ad inserire nei loro contratti la clausola del riposo forzato. La notizia la trovate su OnRugby e non è un bluff o un colpo di gossip ma ricalca una realtà ben conosciuta alla quale evidentemente la SARU vuole mettere un definitivo stop.

Capita infatti che quando arriva l’autunno ed il Super Rugby  è finito molti giocatori sudafricani si trasferiscano a giocare in Top League, il campionato giapponese di rugby che si svolge proprio nei mesi autunnali, o passino in qualche campionato europeo. Sono questi trasferimenti che, soprattutto in Giappone, molto hanno contribuito all’innalzamento del livello di gioco. Questi giocatori sudafricani rientrano poi in febbraio quando ricomincia il Super Rugby ed il campionato giapponese è appena finito. Un tour de force durissimo che alla SARU non va più bene.

Detto fatto la notizia è solo questa anche se,  a guardarla bene, sembra davvero enorme. Perchè mai dei ragazzi che giocano a rugby dovrebbero voler stare in campo praticamente ininterrottamente? Soldi, fama, fame di rugby? Forse si potrebbe andare ancora avanti nella disamina più o meno puntuale della cosa ma il tutto possiamo provare a riassumerlo in una parola sola: professionismo.

Il “professionismo” nel nostro rugby ha fatto tante cose, tante bellissime, anche se a molti ancora saltano al naso alcune motivazioni conservatrici che avrebbero voluto evitare, in quel 1995, che quella parola entrasse a far parte del vocabolario del Rugby Union. La prima scissione nel movimento ovale, va ricordato, è proprio per motivi di professionismo, risale al 1895, generò il rugby a 13, professionistico appunto.

Da queste parti si è super-favorevoli al professionismo nel nostro sport ma è impossibile non notare come alcune derive assolutamente negative ed alcune anche pericolose, si alimentino proprio da tale parola. Per questo risulta almeno sensato che la SARU voglia mettere il naso nelle valigie di questi giovanotti in cerca di avventure ovali non-stop.

Tutti a casa in autunno, pare abbia detto la SARU, a riposarsi, allenarsi,  magari a pensare al proprio team ed alla propria crescita personale e tecnica che, avrà anche pensato la SARU, siamo pure stufi di esportare potenziali talenti che quando poi sono ad Osaka o in chissà quale altro posto del mondo non riusciamo più a seguire davvero.

Riposo forzato per i professionisti sudafricani? Questo si che sarebbe un colpo da veri professionisti.

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