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AZZURRI

IMMATURI

Credit Agricole Cariparma Test Match 2016, Padova, Stadio Euganeo, 26-11-2016, Italia v Tonga. Una Carica Di Sami Panico. Foto: Roberto Bregani / Fotosportit

Una Carica Di Sami Panico – Foto: Roberto Bregani / Fotosportit

Alla fine, quanto tutto era finito, mentre i ragazzi di Tonga saltavano in mezzo al campo festeggiando il grande risultato raggiunto, proprio lì allora ci si è chiesti. ma quale partita contava davvero questa volta? La vittoria con il Sudafrica è ancora negli occhi, perfetta e sincera, ma, proprio per quel momento lì, per quell’angolo di Firenze dipinto di storia ovale, vincere con Tonga era essenziale ma soprattutto, alla fine, quando tutto era finito, è stato chiaro che non era un’impresa impossibile.

Conor O’Shea si è preso tutte per se le responsabilità della sconfitta, lo ha fatto subito, già in conferenza stampa post-partita. I calci messi fuori alla ricerca di una realizzazione più ampia che non i soli 3 punti, i cambi in ritardo su alcuni giocatori assolutamente poco lucidi (Canna dove sei), il Coach irlandese si è preso tutte le responsabilità. Una però non se la può prendere, la può solo constatare, una realtà inconfessabile con la quale dovrà ancora fare i conti: la fragilità mentale dei suoi giocatori.

Immaturi, solo immaturi. La testa nel rugby è davvero tutto, è l’atteggiamento in campo che costruisce la vittoria, ancora una volta questa Italia, fatta di veterani abituati alla sconfitta, di giovanotti costruiti sulla mentalità “accademica” che “devono crescere”, ha fallito l’appuntamento che contava davvero. C’è stata l’occasione per la Nazionale italiana di segnare un punto davvero forte di fronte al rugby di tutto il mondo, una cosa talmente grande che nemmeno il ranking sarebbe stato capace di scrivere del tutto, per farlo bisognava vincere con Tonga. Appuntamento fallito, è arrivata ineluttabile la solita sconfitta, ancora una volta quelli in azzurro sono stati molto più fragili delle loro ambizioni, o forse le loro ambizioni non erano poi così forti. Alla fine è stata la solita Italia dell’appuntamento mancato.

Vincere con Tonga, un team che stava due posti sotto il nostro rugby in quel ranking che alla fine conta eccome, vincere con Tonga era alla portata. Si è visto chiaramente in campo. 

Invece no, gli Azzurri sono rimasti sul prato verde di Padova schiacciati già dopo 10 minuti l’inizio del match e fino alla fine, sul gioco degli isolani. Hanno deciso loro, quelli in rosso arrivati dal Pacifico, cosa si doveva fare durante la partita: giocare a ping pong con il piede, accelerare sui centri, rallentare intorno al punto di incontro, il ritmo lo hanno deciso loro, non si è nemmeno capito se i tongani avessero davvero un proprio piano di gioco così scaltro: di fatto l’Italia lo ha però seguito alla lettera. Questa è immaturità. Personale prima che tecnica.

La mischia non ha retto in campo aperto, Cittadini-Gega-Panico e poi Ferrari e Quaglio, questi ultimi davvero persi, hanno costruito poco sul pesante carico di responsabilità che una mediana non sempre lucida, Gori nel secondo tempo ha visibilmente sostituito un Bronzini troppo presto “cotto” dai colpi tongani, ha lasciato loro. In generale, sul fronte italiano, non si sono viste coralità tecniche di chissà che pregio, diversi spunti personali quelli si, folate di vento di una serata troppo buia sul piano collettivo per meritarsi la vittoria che serviva.

Ottima difesa quella italiana, almeno una nuova specialità è stata esibita, confusione e decisioni affrettate in attacco, anche questo si è visto chiaramente, ma si sapeva.

Ha ragione Conor O’Shea, c’è tanta strada davanti ancora da fare, certo lui non può fare altro che partire da qui ma gli spalti dei tre Test Match di questo novembre dimostrano che tutti noi, popolo italico del rugby, abbiamo anche tanta strada dietro le spalle. Circa centomila le presenze allo stadio per tutti i tre incontri, oltre un 20% in meno del solito, la stanchezza comincia a farsi sentire e meno male che abbiamo avuto gli All Blacks a riempire Roma.

Mancanza di maturità: una brutta bestia per O’Shea. Labitudine alla sconfitta di zebrati e biancoverdi pesa su un Coach che ha però costruito in poco tempo un’aria nuova e straordinariamente positiva dentro la sua Nazionale, anche questo è un motivo che i tre Test match hanno reso altrettanto evidente. Per questo motivo è possibile che il cammino degli azzurri prima o poi vinca la brutta bestia che li ha attanagliati anche in questo match con Tonga. C’è bisogno di crescere. Davvero.

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