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AFFARI ESTERI

LEAGUE OF NATIONS: PICHOT VUOLE CAMBIARE IL MONDO (E FARLO PIU’ PICCOLO)

L’appuntamento è a Los Angeles in questi giorni, il padrone di casa è Augustin Pichot, Vice-Presidente di World Rugby e fautore, sostenitore e progettista della League of Nations. Gli invitati sono i maggiori paesi del rugby mondiale, davanti a tutti ci sono quelli del Sei Nazioni per il nord del mondo e The Championship per il sud.

League of Nations ovvero un campionato per nazioni che metta a confronto i top del Sei Nazioni e quelli del sud, un titolo all’anno da giocare con un pugno di partite al posto delle finestre internazionali e addio Test Match per come li abbiamo visti fino ad ora.

Chi partecipa a questo possibile “campionato”? Le grandi Nations, Inghilterra e Sudafrica, Nuova Zelanda e qualcuna delle celtiche, la Francia e qualche “pacifica” sarebbero a diverso titolo impegnate nella League of Nations. C’è chi dice il metro di ingresso in questa League sarebbe il ranking mondiale, chi dice sarà la posizione di classifica nei tornei di cui sopra, chi dice un mix dei due. L’Italia è fuori.

Perchè tutto questo? Quando Pichot lo ha spiegato la prima volta ha parlato di “salvare il rugby internazionale” che starebbe soccombendo nel confronto con quello dei club, un melodramma molto argentino che non aveva convinto nessuno. Infatti oggi saltano fuori tutti gli “altarini” e la riunione di Los Angeles li rende più evidenti. La stampa inglese, agguerrita sulla cosa e bene informata, racconta tre cosucce.

La prima. La League of Nations garantirebbe incassi da capogiro a tutte le nazioni coinvolte e fino a 17 milioni di euro a ciascuna federazione top che si iscriverà al nuovo campionato, così, tanto per cominciare. E’ un business di ampie proporzioni, assolutamente globale. La seconda è lo sponsor che starebbe dietro a Pichot. Pare sia un network internazionale di dirittti televisivi che, in cambio, avrebbe l’esclusiva di tutto il panel di incontri della League of Nations ma che vuole anche Sei Nazioni e tornei del sud.

La terza cosuccia che anima il Pichot è la urgente necessità di “salvare” non il rugby in generale ma  le casse delle Federazioni del sud del mondo che sono sempre più alla canna del gas. Troppo splendore negli ultimi anni, Sudafrica ed anche Nuova Zelanda hanno i bilanci in bilico e le prospettive di crescita in ribasso.

Insomma, chi se ne importa se la League of Nations farebbe saltare il rugby mondiale incluso il Mondiale vero e proprio, se chiuderebbe le porte della crescita alle Nazioni minori, se creerebbe solo un circolo di Nazionali di vertice che splende e spande (denaro) senza produrre altro di concreto per il resto del mondo (che è invece il significato dei Test Match). Il mondo del rugby sarebbe più piccolo.

E’ chiaro che a chiunque, leggendo la cronaca di questa League of Nations, vengono i brividi. Questo però è il mondo di un certo “sport”, di fatto un circo che , in cambio di una vagonata di soldi, rilascia contenuti ed eventi video eccitanti ed adrenalici. Possiamo farne a meno? No, forse proprio no.

Però la League of Nations potrebbe essere una esagerazione senza senso perchè Pichot vuole snaturalizzare le Nazionali e trasformarle in grandi club, vuole che si muovano, competano, vengano selezionate e si organizzino come dei club o al massimo come delle franchigie territoriali. Tutto questo perchè nello schema Pichot il punto è giocarsi così la partita del “business”. 

Forse però  il vicepresidente argentino non ha fatto i conti proprio con i club. Staremo a vedere.

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