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FIR E DINTORNI

L’ITALIA DAVANTI AL BIVIO: RUGBY O STERLINE? UNA QUESTIONE DI MISSION

Sei Nazioni, Sudafrica nel Sei Nazioni, Italia, elezioni federali. Come si legano queste cose?

Nelle ultime settimane si è alzato forte, soprattutto dal Sud del mondo, il vento che racconta di un Sudafrica che, dopo i prossimi mondiali, entri a far parte del Sei Nazioni. Una questione che da queste parti sa un po’ di follia, che nasce dal business to business e non certo dal mondo dello sport.

Una questione che comunque ha un suo precedente in Pro14 e che corrisponde ad una logica di “uso” del rugby professionistico  tutto rivolto al mondo dei ricchi Fondi di investimento pronti a riversare sui proprietari di quei campionati vagonate di milioni di sterline.

Questa storia del Sudafrica nel Torneo più antico del mondo travalica però i confini della immaginazione, l’idea stessa del noto torneo europeo (europeo?) ne viene fortemente minata ma quello che si vede di più è che ne viene compromessa la sua “mission” attuale. Dite quello che volete ma con il Sudafrica nel Sei Nazioni il torneo sarebbe un’altra cosa, sarebbe stravolto.

La prima reale ed autorevole avversione a questa cosa è arrivata  dalle colonne del Daily Mail (in titolo è in alto) dove oltre ad una motivata avversione al progetto Sudafrica nel Sei Nazioni si è però cercato di disegnare anche una nuova “mission” per il Torneo allacciandolo ad una politica di crescita del rugby continentale, ad una nuova formula che aiuti la crescita di Georgia e Spagna, che riveda la chance della Romania (la cui federazione oggi è di fatto in fallimento). Una visione europeista ma penalizzante nei confronti dell’Italia, la più compromessa visto che il progetto che viene ribadito nel giornale inglese è quello della retrocessione annuale di un  team dal torneo a favore degli altri.

Lo scenario: Sei Nazioni venduto ad un Fondo di investimento, una valanga di soldi sulle federazioni, il Fondo che trascina dentro il Sudafrica e qualsiasi altra cosa che faccia reddito. Gli introiti degli anni successivi delle federazioni che si abbassano (perchè c’è da pagare gli investimenti del Fondo). Questo è il futuro?

Come questa cosa arriva a casa nostra? Come arriva nel dibattito fra gli attuali candidati federali? Perchè sono e sarebbero questi i grandi temi che un candidato alla Presidenza della FIR dovrebbe raccontare, girare i campetti di periferia è un modo di farsi eleggere e fin qui va bene ma la visione da raccontare dovrebbe avere un grande respiro.

In effetti Alfredo Gavazzi ha già risposto. Lui è d’accordo che si vendano le quote del Sei Nazioni, è felice la FIR prende una pacca di soldi ed ha già raccontato che li dividerebbe fra le Società. Lectio brevis per un pensiero minimo, quello del Presidente attuale, perchè veramente meno di così non si può.

Gli altri candidati hanno già raccontato storie completamente diverse, Innocenti punta più ai  fattori interni del nostro rugby ma non vede di buon occhio il rugby quotato in sterline invece che a mete, Poggiali e soprattutto De Anna ricordano che vendere le quote del Torneo significa perdere il controllo del torneo.

Come la mettiamo?

Ecco uno dei grandi temi che il nostro rugby deve mettere sul piatto del dibattito, ecco una questione che va discussa con attenzione perchè il nostro rugby è vero che può ripartire solo dalla base ma non guardare avanti ed in alto significherebbe ancor di più buttare via gli ultimi vent’anni, molto di più di quanto non siamo già riusciti a fare.

Rugby o sterline? Senza sterline non c’è rugby, ma se aumentano le sterline aumenta il rugby?  Se in Europa ed in FIR deve essere “cambiamento” , da queste parti speriamo che lo sia, qual’è la nuova mission del Sei Nazioni? Ma soprattutto qual’è la nuova missione e la nuova vision della Federazione Italiana Rugby?

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