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AFFARI ESTERI

MONDIALI 2023 E LE DEBOLEZZE DI WORLD RUGBY: TUTTE OPPORTUNITA’ PER L’ITALIA

 

Sono stati estratti i gironi del prossimo mondiale 2023 e l’Italia  è capitata con gli All Blacks ed i padroni di casa della Francia. Va bene così, la nostra attuale situazione non ci permette di valutare, se fossimo cascati su altri nomi, se avremmo avuto miglior o peggior sorte. Uno vale l’altro.

E’ comunque una festa per l’Italia, far parte, per accedere ai gironi dei Mondiali, dei paesi ad estrazione diretta, ovvero senza torneo di qualificazione da disputare, è un traguardo che ci fa felici e del quale siamo tutti molto orgogliosi. Questa differenza fra noi e tanti altri paesi del mondo c’è ancora e ci sarà per molto, mantenere almeno questo livello minimo è un compito non per forza scontato del nostro rugby azzurro.

E’ altrettanto vero però che questa estrazione ha dimostrato i forti limiti del rugby mondiale e di World Rugby. I gironi del 2023 sono abbastanza simili a quelli delle edizioni precedenti, alcuni team sembra siano in abbonamento con altri (l’Italia con la Nuova Zelanda ad esempio) e, nonostante il clamore sollevato, le sorprese sono poche o comunque “molto di plastica”.

Questo accade perchè in realtà il rugby a XV a livello mondiale non cresce di una virgola, le Nations sono sempre quelle e quello che sale dal basso è e rimarrà per molto tempo troppo indietro, anche solo per accedere al Mondiale tramite i tornei di qualificazione. Perchè anche lì i vincenti sono quasi sempre gli stessi. Il rugby XV è in loop da parecchi anni e questa è anche una nostra fortuna.

Insomma il rugby mondiale in realtà è un club di poco più di una quindicina di Nations che accedono ai mondiali per diritto acquisito o immancabilmente vincono i tornei di qualificazione. Queste giocano fra loro la maggior parte dei test match durante l’anno, giocano fra loro nei grandi tornei per nazioni (Sei Nazioni o  The Championship) ed addirittura fra loro giocano i loro club (Pro14 o SupeRugby). Un club difficilmente penetrabile di cui l’Italia fa già parte e nel quale potrà forse essere “retrocessa”, ma non espulsa.

Insomma i forti limiti, di crescita e non solo, del rugby mondiale sono una nostra fortuna che forse andrebbe inquadrata e gestita.

Certo per farlo la FIR ha bisogno di una classe dirigente di alto livello, qualcosa di più di quella attuale, che si è fatta mettere all’angolo (ovvero fuori dalla stanza dei bottoni) sia a livello di rielezione degli assetti della stessa World Rugby che, più recentemente, persino della modesta Rugby Europe di cui saremmo pure i padri fondatori.

Avere una capacità di gestione forte e consolidabile ci darebbe la possibilità di ragionare in maniera innovativa, fino a pensare di rivedere i nostri obiettivi reali di medio e lungo periodo per fare programmazione più spinta.

Ad esempio: chi ha detto che il nostro obiettivo sia per forza il Mondiale? Chi ha detto che la protagonista dell massimo obiettivo debba essere la Nazionale e non una nostra franchigia di Pro14 che programmiamo debba arrivare alla fase finale del suo torneo? O la Nazionale Under20 che si piazza a livelli superiori? O la creazione di un Tour-Italia? (non è che i Lions dovranno essere per sempre l’unico tour del mondo).

Ecco quindi perchè programmazione e progettazione sono i due ingredienti che l’Italia deve mettere a fianco di allenamenti e partite da qui ai Mondiali di Francia 2023.

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