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FORZA RUGBY

SI GUARDA IL RUGBY.

Siamo a poche ore dalla ennesima sfida di stagione fra Zebre e Benetton, questa volta è una fantomatica Rainbow Cup a coinvolgere le due italiane di Pro14, eppure qualcuno amerà questa sfida come fosse la prima.

In una Coppa tanto finta quanto inutile, fallita nel suo intento iniziale prima ancora di cominciare, creata al solo scopo di alimentare le casse dei rugby-prof con sponsor e diritti tv (che è solo una constatazione), si ritrovano Zebre e Benetton, ancora una volta, uffa ancora, che non è nemmeno l’ultima, si “riciccia” la prossima settimana, a Treviso.

E’ chiaro che di questa cosa, il derby italico di Pro14, non ce n’era nessun bisogno, fare lo stesso match una montagna di volte nella stessa stagione uccide il gusto della sfida. Ma il rugby non ha niente a che fare con queste decisioni, contano altre cose, volendo parafrasare: “è il professionismo bellezza!”

Però c’è qualcuno che amerà questa sfida come fosse la prima, saranno proprio i veri, i grandi amanti del rugby, quelli che vedono questo sport come una sfida “unica” ad ogni partita, che leggono ogni singolo match come fosse esclusivo, come non esistesse il prossimo, perchè conta solo quel momento lì. Perchè il rugby è nato così, era solo così, leggetevi le cronache anglosassoni di fine ottocento e di tutto il Novecento pre-professionismo ed il rugby è nato per fare questo: un match alla volta, contano tutti, sono tutti importanti, ogni volta è una sfida a se.

Questa è la grande passione del rugby, lo spirito che ha creato il nostro sport. Che poi è la stessa mentalità che sopravvive nei Test Match autunnali ed estivi, nelle singole partite del Sei Nazioni, in ogni singolo derby fra Petrarca e Rovigo, nel Varsity universitario londinese, fino alla storia quasi leggendaria dei Barbarians o dei Lions, dei Dogi e dei Lupi. Potremmo fare ancora tanti altri esempi . Questo è davvero il rugby.

Che poi è proprio il tipo di rugby che in tanti vogliono cancellare, perchè i diritti tv ed altri indispensabili  amenicoli economici pretendono ci sia sempre una competizione, un campionato ed una classifica, una sfida superiore al solo spirito del gioco, qualcosa di più “commerciale”, con meno anima, perchè è così che si aprono le porte del grande pubblico (quello del calcio per intenderci).

Da queste parti mai faremo la parte di quelli ciecamente legati al passato, niente nostalgia del campionato del ’77 o di altre storie che vengono da troppo indietro. Però lo spirto del nostro sport, quello va raccontato e portato avanti. 

Perchè comunque il rugby deve  guardare ed andare  avanti  ma con buonsenso, che se togli ad uno sport di combattimento, come è il nostro, il suo spirito originario rischiano di rimanerti in mano solo un mucchio di spinte, corse e sportellate varie.

Ecco perchè anche in questa  inutile coppa arcobaleno, per questa ennesima sfida di casa Italia, ci si permette di far notare a lor signori che stanno esagerando, che tutto ha un limite ma subito dopo ci si siede e si guarda il rugby, non Zebre o Benetton , si guarda il rugby. E lo si respira forte forte. Fino in fondo.

 

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