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FIR E DINTORNI

ARIA NUOVA PER IL TOP10: IL TEMPO DELLA PIENA RESPONSABILITA’

E’ il momento di picco per il massimo campionato italiano che non è mai così parlato, discusso, considerato, raccontato da dieci anni a questa parte.

Detto questo, lanciati gli “evviva”, è bene segnare sulla pietra i motivi che hanno concorso a questo risultato di attenzione e progettazione per il futuro Top10 (o quello che sarà), bisogna farlo perchè è un bene marcare la differenza: è un buon modo per non tornare indietro.

I motivi sono stati sostanzialmente due: il cambio al vertice della FIR e come si è sviluppata la finale per l’assegnazione del titolo del Top10 vissuta a Padova il 2 giugno.

Il primo motivo non è solamente dovuto alla elezione del nuovo Presidente. Richiamarsi al territorio poteva non essere sufficiente a portare la rivalutazione dei campionati italiani in bella mostra.

La pesante offensiva lanciata contro questa ipotesi (di fatto, anche se sotto mentite spoglie) dai dirigenti di Zebre prima e Benetton poi, impaurite dal dover condividere la visibilità ma soprattutto  di perdere parte dei loro sostanziosi privilegi economici, non lasciava presagire nulla di buono.

Invece no e, ad oggi, il Top10 l’ha spuntata alla grande. Si è seduto al tavolo nella riunione dell’Alto Livello, ha lanciato le sue opzioni, raccolto il futuro confronto tecnico continuativo e fatto uscire dall’isolamento e dalla “esclusione a prescindere” le otto Società su dieci ai quali certi contatti “prof” erano di fatto negati (solo Calvisano e Fiamme Oro  potevano….).

E poi si sa, il Top10 è solo il vertice del rugby italiano, ma quando si guarda a lui con il piglio del territorio e non con in mano lo spremilimoni, come faceva la passata gestione, è inevitabile guardare anche a quello che ci sta accanto, dalla Serie A in giù. 

Tutto questo è accaduto soprattutto perchè, al di là del Presidente stesso,  quasi tutti i nuovi Consiglieri Federali hanno legami solidi e sinceri con il territorio, con club di Top10 o della Serie A e con molte società del rugby di base. E’  stata questa la chiave di volta per la partenza della rivalutazione del “rugby italiano”.

Il secondo motivo è stata la recente finale che ha assegnato il titolo di campione d’Italia al Rovigo in una partita epica, davvero di buon livello oltre che di gran pathos, un evento che è stato una vera grande promozione per tutto il nostro rugby. 

E’ stata quella finale, la cui gestione di quest’anno si distaccava molto dagli anni trascorsi, a far suonare il campanello della “opportunità”, a far vedere a tutti che il nostro rugby è in grado di far bella mostra di se ed essere palcoscenico di sport per tutto il movimento dello stivale.

Forse è proprio partita da questo la decisione, presa dalla FIR di concerto con i club di Top10, di disputare il prossimo anno la finale del campionato in un campo neutro scelto ad inizio stagione. Una formula più vicina agli standard delle grandi finali europee che dimostra una prima volontà di alzare il livello. Sicuramente della comunicazione e del marketing.

C’è aria nuova che entra dalla finestra di un campionato che ora dovrà dimostrare di meritare certe attenzioni, le Società dovranno accettare di assumersi molte responsabilità in più, Forse a partire da quella più importante: la costituzione della Lega dei club.  

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