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FORMAZIONE

LE DUE SUPER-NOVITA’ PER I CLUB DI ALTO LIVELLO: BUON VENTITRE’

L’anno trascorso è stato denso di successi azzurri ma ha rilevato ancor di più la debolezza del sistema-club italiano. Così il nuovo anno si apre, per tutti questi club, con almeno un paio di novità, a giudizio di chi scrive, entrambe di importanza vitale per la crescita del nostro rugby.

La prima riguarda una  nuova norma federale sugli stranieri che Zebre e Benetton potranno mettere in campo: diminuisce progressivamente il loro numero. La FIR lo ha “concordato” con i due team negli ultimi giorni dell’anno trascorso.

Finalmente ci si è accorti che, con i soldini federali, circa cinque milioni all’anno alla Benetton, tutto quello che spende le Zebre, i due club miracolati dall’URC più che allevare i nostri talenti assumono stranieri. La Benetton detiene il record,  riusciva ad entrare in campo anche con più della metà dei giocatori provenienti da ogni dove ma non di formazione italiana.

La risposta a questo comportamento forse è semplice: i nostri ragazzi, in prima fila quelli che giocano con la Nazionale Under20, tanto osannati dai media , non sarebbero in effetti pronti per un campionato “vero”, molti di loro non lo sarebbero nemmeno in Top10. Quindi tutti gli osanna a loro diretti quando giocano per Brunello sarebbero evidentemente di maniera, perchè invece il giudizio dei tecnici in Italia, e soprattutto di quelli delle cosiddette “franchigie”, è evidentemente negativo visto che questi ultimi relegano moltissimi di loro a lunghe stagioni da panchinari e, molto spesso, da tribuna.

Così qualcuno avrà pensato: in tutto questo gioco di osanna ed ipocrisie, come si fa a sapere chi ha ragione? Mettiamoli in campo e vediamo. Ecco allora che la FIR ti piazza la regoletta nuova nuova e la Benetton ha in effetti già lasciato a casa un paio di stranieri.

Ma cosa cambia davvero questa prima innovazione? In realtà quello che cambia è il rapporto di forza fra FIR e Benetton.  

Per applicare questo principio alle Zebre la Federazione avrebbe potuto fare solo una telefonata, visto che ne detiene la proprietà. Invece la cosa si è resa necessaria proprio per far rientrare l’atteggiamento dei trevigiani, arginare il suo “indipendentismo ” ed il suo splendido isolamento (pagato dalla FIR), la federazione ha voluto metterci dentro le mani.

Questa regola è in effetti un profondo e forte richiamo alla Benetton un campanellino che ricorda loro dove vivono, che fanno parte dell’Italia, insomma che al di là di quel loro campanile c’è molto altro. Cinque milioni di euro inclusi.

La seconda cosa è la nomina di Marco Aloi come Direttore del massimo campionato italiano: il Top10. Dirigente sportivo di lungo corso e di alto livello, ancora impegnato con la prestigiosa Lega Basket, Aloi coordinerà lo sviluppo complessivo del prodotto Peroni TOP10, collaborando con la struttura sotto il profilo commerciale, sportivo e strategico.

La Federazione consegna di fatto al Manager di origini napoletane la gestione della “riluttanza” di troppi club a crescere su degli schemi lontani dalla autoreferenzialità sugli anni andati. Questi ultimi non hanno fatto mancare, fin dalle prime battute, i loro dispettucci al neo-nominato, ma la questione presto dovrà rivelare da che parte sta davvero il manico.

La FIR consegna ad Aloi un campionato discreto sul piano tecnico anche se altamente disomogeneo e discontinuo ma assolutamente negativo e carente su tutto il resto. Ma, anche se sul “come” andare in campo ci sono delle cose che andrebbero riviste, in generale la nomina di Aloi ricorda ai club che, per essere di Alto Livello e realizzarne un campionato conseguente,  ci sono troppe cose che attualmente  non vengono da loro nemmeno prese in considerazione. A partire da “immagine e comunicazione” per arrivare alla programmazione e gestione dei contatti con i mondi esterni.

Ma cosa cambia davvero questa nomina? Mette in discussione la Dirigenza dei singoli club di Top10 e la loro preparazione ad essere effettivamente di Alto Livello. Per una volta il “problema” viene preso alla radice, per una volta lasciamo stare chi va in campo, troppo spesso ingiustamente additato per il livello del campionato, e ci si rivolge ai veri artefici di questo sistema Top10: i Dirigenti dei club.

Troppe volte si è detto che molti di loro non sono assolutamente all’altezza, che la loro passione indomita non è sufficiente e che spesso, sanno guardare indietro ma non avanti. Questa nomina è capace di aiutarli a fare questo passo.

E la “riluttanza” di cui sopra? Speriamo vinca l’amore per il rugby. Altrimenti vincerà lo stesso qualcuno, il proprietario del campionato: la FIR.

Le due  novità appena viste andavano realizzate, in un modo o nell’altro. Certo, toccano nervi scoperti, gestiscono situazioni in passato vissute male e non affrontate, toccano tanto da vicino i club di Alto Livello; sono novità che non ammettono sconti, due passaggi importanti che ci si augura possano fare bene alla crescita del nostro sport.

Da queste parti piacciono tutte e due perchè, per quanto riguarda “Il Nero Il Rugby”  il nuovo anno inizia con lo stesso moto del precedente e di quello ancora prima: forza rugby italiano.

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Marco Aloi ha raccontato nel dettaglio l’idea della FIR per il Top10 e del “manuale per le licenze” in una intervista al Podcast Dalventotto, cliccate qui ed ascoltatelo

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